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Leonidas de Souza Neto Pereira ieri era al suo esordio in Serie B, a 31 anni. Neto Pereira, l'anno scorso era al suo esordio in Lega Pro, a 30 anni ovviamente. Prima, una vita (dieci anni in prima squadra) all'Itala San Marco,...
"Leonidas de Souza Neto Pereira ieri era al suo esordio in Serie B, a 31 anni. Neto Pereira, l'anno scorso era al suo esordio in Lega Pro, a 30 anni ovviamente. Prima, una vita (dieci anni in prima squadra) all'Itala San Marco, dilettanti, Gradisca d'Isonzo, periferia d'Italia. Neto Pereira, all'inizio del secondo tempo, aveva solo una gamba buona, e con quella ha comunque superato i difensori avversari andando vicino al gol. Al secondo gol; perché prima, gli stessi difensori erano già stati ridicolizzati da lui, che aveva bagnato il suo ennesimo battesimo con il suo ennesimo gol.Perché parliamo di Leonidas de Souza Neto Pereira? Ne parliamo come simbolo del Varese, che con giocatori poco conosciuti, e al di là di ogni difficoltà (vedasi appunto il brasiliano, che pur zoppicante è stato ancora in grado di rendersi pericoloso), ha fatto vedere cos'é una squadra, con un gioco rapido ed innovativo, che si conosce a memoria e che ha voglia ed umiltà giusti per fare bene. Lasciando da parte il Varese e concentrandosi sul Torino, quella granata è una squadra con in potenza un buon gioco, ma che oggi si conosce poco o nulla (degli attaccanti in campo, uno era arrivato da quattro giorni, l'altro da due); riguardo al carattere, quello si vedrà con il tempo, e con le difficoltà.Sotto quest'ultimo aspetto, si è visto da un lato chi ci ha provato fino all'ultimo (Iunco su tutti, Obodo, anche Sgrigna), ma anche una squadra che ha patito il primo gol preso, tanto da abbandonare quasi immediatamente la ricerca del gioco affidandosi agli inutili (tantopiù se non c'é Bianchi) lanci lunghi. Un piccolo segnale di debolezza che preoccupa quasi più di ogni altro, perché tutto (o quasi) potrà essere accettato, quest'anno, a patto di vedere la famosa idea di gioco, e non la mollezza caratteriale e l'improvvisazione tattica che il pubblico ben conosce da tempo.Allarme o calma? Preoccupazione o fiducia? Dopo una sola partita, il giudizio che si dà è spesso sbagliato ed illusorio: vedasi il 3-0 con cui ha iniziato Colantuono l'anno scorso, o l'altro 3-0 con il quale partì De Biasi due anni fa. L'eccesso opposto, d'altro canto, porta qualcuno a dire quasi “meno male che si è perso”, il che é ancor più privo di senso.Creare un clima di ansia intorno al Toro è sbagliato e dannoso, prendere sotto gamba i campanelli d'allarme che hanno trillato all'”Olimpico” è controproducente. Che fare, dunque? Attendere. Solamente attendere. Per quanto magari si possa covare una gran voglia di tranciare sentenze definitive, di bocciare un allenatore, un dirigente e venti giocatori.Attendere, cosa saggia per il pubblico, e che certo non vale certo per la società, che invece dovrà agire. Lerda è stato ancora una volta chiaro, nel post-partita: ha bisogno di un centrocampista, per lo meno. Gorobsov, le cui qualità sono note, in interdizione ha mostrato di dover ancora imparare parecchio, e la mediana granata è andato sotto quasi sempre contro una linea avversaria numericamente pari. L'allenatore sa cosa vuole, Petrachi sa cosa fare, alla proprietà è richiesto l'ultimo sforzo per far girare un giocattolo che potrebbe -ne siamo sicuri- funzionare molto diversamente da come ha fatto al suo primo giro.
"(foto M.Dreosti)
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