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TURIN, ITALY - MAY 11: Giuseppe Culicchia attends "Come uccidere un poeta senza scrivere un giallo svedese" book presentation during the 2012 International Book Fair of Torino (Salone Internazionale del Libro di Torino) on May 11, 2012 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
Giuseppe Culicchia è un grande tifoso del Torino. Scrittore e saggista, torna a parlare in esclusiva su Toro News in vista della volata finale in questa stagione. Tanti i temi affrontati in questa lunga chiacchierata.
Buongiorno Giuseppe. Crede ancora nell’Europa?“Per agguantare l’Europa bisognerebbe vincerle tutte da qui alla fine e per quanto visto finora non è un’impresa facile. I ragazzi non hanno mollato la presa, Udine lo conferma. Bisogna fare i conti anche con le altre. È un peccato aver perso alcune opportunità contro squadre alla portata: bisognava raccogliere qualcosa in più perché quando si tirano i conti mancano quei punti, penso ad esempio quelli con Salernitana o Sassuolo”.
Quali sono a questo punto della stagione, secondo lei, gli aspetti positivi e gli aspetti negativi nel Torino?“Di positivo i centrali difensivi: Buongiorno e Schuurs. Sono due sicurezze perché giovani, forti e motivati, nonostante l’infortunio di Schuurs. Vale la pena puntare su di loro anche per il futuro. Mi sta piacendo molto Bellanova. Aveva bisogno di tempo per inserirsi, come comprensibile. Si è rivelato un acquisto azzeccato. Dalla cintola in su facciamo più fatica. Ilic e Ricci mancano di costanza, hanno ancora margine di crescita. Vlasic è molto discontinuo e Zapata non è più quello dell’Atalanta, sebbene sia ancora un signor giocatore. Oggettivamente ritengo deludente l’annata di Sanabria e Pellegri. So che per molti Belotti non ha lasciato un bel ricordo ma viene da pensare che se uno ha fatto cento gol con il Torino di questi anni, significa che aveva una caratura diversa rispetto agli altri”.
Prima del rush finale del primo triennio di Juric al Torino, che giudizio dà al percorso granata del tecnico?“Il primo anno di Juric è stato positivo: ha raccolto una squadra a pezzi e l’ha rimessa insieme. Il secondo anno poteva essere di transizione e lo è stato. Il terzo anno il tecnico è stato accontentato dal punto di vista del mercato, da quanto si può capire, ma i risultati, per il momento, non sono all’altezza delle aspettative. Questa analisi dovrà essere fatta per comprendere come comportarci in vista del futuro”.
Come si inserisce il Robaldo nei 19 anni di presidenza di Urbano Cairo?“Il Robaldo è una cosa che al Torino manca. I granata sono stati un modello per il loro settore giovanile. Negli ultimi anni qualcosa è stato fatto e il miglioramento c’è stato. Tuttavia, per troppo tempo si è dovuto dire che l’Atalanta ha lavorato meglio del Torino con i giovani. In questa epoca, tra difficoltà economiche e bilanci da rispettare, gli investimenti sul settore giovanile sono, secondo me, i più sensati. Dunque, ben venga il Robaldo”.
Il popolo granata è estremamente diviso in questi mesi: pro e contro Cairo, pro e contro Vagnati, pro e contro Juric. Difficile trovare l’unità d’intenti?“I tifosi del Torino di una certa età hanno visto e commentato uno scudetto e hanno trasmesso la loro passione a figli e nipoti che non hanno mai visto vincere niente. Abbiamo un record impressionante nei derby, nessuno in Italia ha una striscia come quella del Torino nella stracittadina. Questi aspetti pesano quando parli dei tifosi granata. Pretendere uno scudetto non è pensabile, però sarebbe pensabile tornare a vincere un derby e qualificarsi per l’Europa. Lo scontento deriva da fattori elementari, concreti e oggettivamente giusti. Poi, si potrebbe pensare a un progetto a medio-lungo termine investendo sui più bravi, penso a Schuurs e Buongiorno. Staremo a vedere cosa accadrà. Purtroppo il progetto cambia troppo spesso e si fatica a vedere un’organizzazione a medio-lungo termine. Del resto, dopo l’Europa League di Ventura e il San Mames ritengo ci sia stato il buio pesto. La tifoseria del Torino, difficile e passionale, merita qualcosa di più”.
Un’ultima: meglio vincere il derby o qualificarsi all’Europa?“Preferisco vincere il derby. Lo dico con tutta sincerità. Non credo che sia più facile rispetto a qualificarsi all’Europa, però lo ritengo un passaggio fondamentale perché da tifoso sono davvero frustrato per aver vinto un solo derby in 28 anni”.
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