Per ben tre volte collaboratore tecnico di Mancini (al Manchester City, allo Zenit e in Nazionale), Angelo Gregucci ha un passato anche nel Torino, dove militò nella stagione 1993/1994. Durante quell’annata affrontò anche l’Arsenal nella doppia sfida di Coppa delle Coppe che vide uscire i granata dopo aver pareggiato in casa 0 a 0 e perso ad Highbury per 1 a 0. Nel suo passato, come detto precedentemente, c’è anche una stagione al Manchester City al fianco di Mancini, oltre a un’altra al Leyton Orient nel 2014/2015, e vista questa sua esperienza lo abbiamo contattato per farci dire la sua sul Wolverhampton, prossimo avversario del Torino.
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Gregucci: “Occhio a non esaltare troppo i Wolves, anche il Toro è forte”
L'intervista / Ex collaboratore tecnico al Leyton Orient e con Mancini al Manchester City, ci dice la sua sulla prossima sfida europea contro il Wolverhampton
Partendo dalla sua esperienza inglese, che cosa ricorda di quel periodo?
E’ passato un po’ di tempo da quando ho lavorato lì, ma la Premier continua a essere un campionato affascinante e continua a migliorarsi in budget e qualità dei giocatori. Io e Roberto (Mancini ndr) abbiamo portato a trasformare la squadra dello sceicco in una compagine vincente. Quando siamo arrivati, Manchester era la città dello United e ora c’è il City. Roberto ha dato un taglio internazionale a questa squadra e ora i Citizens puntano a vincere la Champions.
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Si è sempre parlato di differenze tattiche tra squadre inglesi e italiane, ora il gap sembra essere colmato con l‘arrivo di allenatori stranieri in Premier.
Bisogna vedere che incidenza vogliamo dare alla tattica, non si vince solo con la strategia. Il calcio inglese l’ultimo anno ha portato tutte le sue squadre in finale, questo perché è cambiato il modo di intendere il calcio. L’Inghilterra ha un buon budget, c’è programmazione sugli investimenti strutturali. Questi aspetti sono più importanti della nostra tattica, perché solo poche in Italia investono seriamente e portano grandi giocatori. Le inglesi hanno i migliori tecnici al mondo al momento, basta pensare a Guardiola e Klopp. C’è da capire se la nostra tattica conta ancora o forse contano di più le strutture, il brand e il marketing. Se tutto ciò dà molti ricavi, è normale che poi si possano prendere grandi profili e giocare per competere in tutte le competizioni. Quest’anno alcuni top club italiani hanno iniziato a prendere grandi giocatori. Piano piano stanno migliorando. Culturalmente da loro è una bestemmia fare allenamenti tattici, ultimamente stanno arrivando più culture e loro stanno ampliando la loro mentalità, ora infatti stanno inserendo l’allenamento tattico. Della cultura inglese abbiamo sempre ammirato l’intensità, penso sia una cultura di popolo non una questione di allenamenti. Faccio un esempio, quando io e Roberto dicevamo di fare l’esercitazione ad alta intensità, i giocatori ci guardavano straniti, perché per loro in ogni allenamento si dà il massimo. Così i ritmi della partita sono solo una conseguenza del loro approccio.
Vista la sua conoscenza del mondo inglese, cosa pensa del Wolverhampton?
Non spaventiamoci. E’ vero che vengono con molto entusiasmo dalla Championship e hanno fatto bene l’anno scorso. La rosa è buona, ma io penso che il Torino possa giocarsela visto che ha giocatori di grande esperienza internazionale, in testa Sirigu, che sa a che cosa si va incontro. Occhio a non esaltarli troppo.
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Chi è il più pericoloso dei Wolves secondo lei?
Io starei attento a Cutrone. Lui fa della generosità il suo punto forte e in una squadra come il Wolverhampton questa caratteristica potrebbe essere valorizzata. Inoltre, farei attenzione anche al suo dente avvelenato che potrebbe avere contro un’italiana. In generale, io starei attento alla cultura inglese comunque. Il Torino, però, penso che atleticamente stia bene e non dovrebbe soffrire troppo.
A proposito di Toro, come lo vede?
Il Torino sta dando continuità alla linea tecnica. La crescita è forse un pochino lenta e ora servirebbe mettere dentro qualche acquisto roboante. La crescita va anche in base alle esperienze che si fa però. Negli ultimi anni il Torino sta crescendo, non è più una squadra che fa un anno di A e poi torna in B. Ora è in una posizione che gli compete. L’aspetto più importante è che questa crescita lenta e progressiva non è mai venuta meno. I giocatori poi sono di qualità. Baselli mi sembra che stia crescendo, Salvatore è una certezza in campo e fuori, ha mentalità ed esperienza. E penso anche che il Gallo farà grandi cose quest’anno, così come credo che Zaza possa affermarsi in Italia. Loro due hanno l’esperienza per aiutare il Torino e la loro carriera. Millico è veramente interessante, vediamo che evoluzione avrà. Io sono fiducioso per il Toro, suppongo che se sarà competitivo e passerà il turno porterà a casa almeno un colpo. Il presidente d’altronde ha sempre investito e lo farà anche quest'anno.
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