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Iago Falque, il granata dentro: “A Torino la mia giusta dimensione”

Redazione Toro News

 VERONA, ITALY - APRIL 23: Iago Falque Silva of Torino FC celebrates his goal during the Serie A match between AC ChievoVerona and FC Torino at Stadio Marc'Antonio Bentegodi on April 23, 2017 in Verona, Italy. (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

"Le possibilità in un top club europeo: "Il Toro è una squadra molto riconosciuta in Italia, con la sua storia, la Tragedia di Superga e altro. Sto molto bene lì. Ho trovato il mio habitat naturale, il mio miglior livello. Non penso a un movimento in un top club. Se la chance arriverà, lo si valuterà in quel momento. La possibilità di giocare in una grande non mi ossessiona come un tempo. Quello che oggi mi ossessione è giocare, essere contento e vedere la mia famiglia stare bene come succede a Torino. Ho 27 anni e ho già vissuto esperienze positive come giocare la Champions."

Il modo di giocare in Italia: ""Dove mi hanno valorizzato di più. Certamente nel Genoa e nel Torino ho fatto due stagioni importanti, con 13 e 12 gol. Per un esterno, sono numeri buoni. E sono stato anche alla Roma. In Spagna ho fatto bene nel Rayo. Ero più giovane, fu una stagione con tre gol e sei assist. Altri numeri. E' logico che in Italia sono stato più valorizzato perché ho fatto meglio che in Spagna."

"I gol nel campionato italiano: "La differenza è che in Italia le squadre non si scompongono mai. Anche se perdono 2-0, continuano a mantenere l'equilibrio difensivo. Non vedi mai il terzino galoppare in attacco. Però il calcio italiano ha cambiato molto e non è più difensivo come un tempo. La Liga ha più intensità, la Serie A più tattica, la Premier League più forza. Ma non saprei dire perchè alcuni giocatori segnano più in un paese piuttosto che in un altro. Dipende molto dalle sue caratteristiche. In Serie A ci sono sempre stati grandi fantasisti. Recoba, Rui Costa, Kakà... Questi giocatori sono sempre piaciuti in Italia, anche se continua a essere un campionato dove prima di tutto viene l'equilibrio difensivo. La Liga è più aperta e più spettacolare, ma i giocatori di qualità sono sempre piaciuti ovunque e continueranno a esserlo."

"Su Ljajic: "Ha un grandissimo talento. E' un giocatore diverso dagli altri. Se sta bene, in Serie A ce ne sono pochi come lui. Sembra che al Torino, un po' come me, ha trovato la sua dimensione. E' un piacere giocare con elementi di questa qualità."

"Su Totti ha detto: "E' come lo si vede. Alcune volte questi giocatori vengono divinizzati dall'esterno, ma poi son persone come altre. Lui è tranquillo, una brava persona. E' giusto che sia così: semplicemente è uno che gioca a calcio meglio di altri. Si tende a divinizzarlo e questo dà impressioni sbagliate. La sua carriera? per lui è valsa la pena di rimanere alla Roma tutta la vita per il rispetto che gli hanno sempre portato lì. Ma non penso che chi cambia tante maglie sia da disprezzare. Anzi, anche questo ha il suo lato positivo, perché magari conosci più posti, più persone, fai più esperienze."

"Differenze con Totti: "E' dura. Sono andato al Barcellona a dieci anni. Ho lasciato famiglia e amici. Mi sono perso tutti i compleanni. Ti perdi mille cose. io ho avuto la fortuna che questi sacrifici sono valsi la pena perchè posso godermi tante cose e aiutare la mia famiglia in quello di cui necessitano. Molti miei vecchi compagni sono stati meno fortunati. Poi hanno studiato e hanno avuto altre vite, sicuramente altrettanto buone se non migliori. Però il sogno di tutti era provare a fare questo mestiere e goderselo, con i suoi pro e i suoi contro. Per me non tutto è stato facile. Ci sono stati momenti duri, ma quando mi volto e guardo indietro, credo ne sia valsa la pena."

"Sulla preparazione fisica: "E' fondamentale curare il fisico. Quando sono arrivato in Italia, arrivavo dal Barcellona e non avevo mai lavorato così tanto sul fisico. E vedevo Del Piero col suo preparatore. L'ho assimilato come un bambino che imita il padre. Se lui lo fa, perché non lo devo fare io? Da quel tempo ho iniziato a lavorare con un preparatore e ho curato molto di più la parte fisica che in passato. Parte del successo sta sempre nel sacrificio. Ci sono stati momenti nel quale sinceramente non pensavo di arrivare a questo livello. Con 19 o 20 anni puoi avere dei dubbi. La mia maturazione è arrivata un po' tardi, però nel momento giusto. Mi alleno con miei amici. Siamo un bel gruppo di lavoro, abbiamo un grande rapporto. Ci alleniamo sempre col buonumore. In squadra, hai un atteggiamento molto più professionale e lavori di più col pallone. Ma il lavoro che facciamo mi serve per arrivare in Italia in buone condizioni."

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