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Iago Falque: “In Colombia sto bene. Al Toro i migliori anni della mia carriera”

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Sulla scelta di accettare la proposta dell'America de Calì: "A 32 anni cercavo soprattutto nuovi stimoli, in un calcio diverso"

Luca Bonello

Intervistato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com, l'ex Torino Iago Falque ha parlato del suo passato in granata e della recente avventura con il Benevento, ma anche, e soprattutto, della sua nuova esperienza in Colombia, all'America de Cali. "Qui mi trovo molto bene e sono molto contento: la gente è spettacolare, il clima è molto bello. Non è la Colombia che si vede nelle serie, forse abbiamo dei preconcetti un po’ sbagliati" - ha detto lo spagnolo -. "Prima di accettare avevo visto partite, parlato con l’allenatore e con Cristian Zapata, poi ho fatto le mie valutazioni. Ora stiamo aspettando dei documenti, ma prossimamente mi raggiungerà anche la mia famiglia: senza di loro non sarei mai venuto. Qui, come ovunque. Prima la famiglia, poi il resto”.

Iago Falque è stato protagonista di una trattativa di una decina di giorni, al termine della quale ha deciso di accettare la proposta colombiana, uscendo così dalla sua comfort zone: "Mi hanno contattato e hanno mostrato molto interesse. Cercavo un posto in cui credessero in me e l’ho trovato in una delle squadre più importanti del Sudamerica, con una tifoseria grandissima e con tanta storia. I tifosi sono una roba pazzesca. L’ambiente che c’è qua in Sudamerica è incredibile. C’è tantissima passione. E' un’opportunità che arriva nel momento giusto della mia carriera. Ci vuole il coraggio a uscire dalla propria zona di comfort e provare un altro mondo. A 32 anni cercavo soprattutto nuovi stimoli, in un calcio diverso": C'è una cosa che stuzzica in particolare lo spagnolo: "Una cosa che non ho mai fatto in carriera è vincere un titolo. Qui, magari, ci può essere questa possibilità e sarebbe molto bello".

In questo nuovo calcio, Iago ha dovuto adeguarsi a delle abitudini diverse da quelle italiane o europee: "Qui è tutto diverso: ci alleniamo alle 6:30 di mattina, alle 7 in campo, mentre in Italia mi allenavo alle 3 del pomeriggio. Anche il clima nello spogliatoio è diverso: qui tutti ridono, c’è gente più allegra, rispetto a noi spagnoli o italiani. Sembra che i problemi non ci siano e anche il lavoro lo affronti in maniera differente”.

Una nuova vita quindi per lo spagnolo, che si lascia alle spalle un'ottima carriera in Europa, eccetto la parentesi al Benevento: "Se mi guardo indietro e faccio la somma di tutto dico che il bilancio è positivo. Il dispiacere rimane per lo scorso anno in cui ho giocato molto poco. Se potessi tornare indietro non andrei al Benevento. In quel momento pensavo di poter fare quello che ho sempre fatto, ma purtroppo ho avuto tanti infortuni. Mi dispiace". Molto meglio la parentesi con la Roma: "L’esordio in Champions League all’Olimpico contro il Barcellona, che era stato anche il club dove sono cresciuto, è un momento che non si dimentica".

Ma l'avventura più importante della carriera europea è sicuramente quella al Torino, conclusa con la rescissione del contratto nel settembre scorso: "Si doveva fare, quando ho rescisso il contratto era giusto farlo perché non aveva senso restare a non far niente. Quelli al Toro sono stati i migliori anni della mia carriera. Avrei voluto finisse in un altro modo, ma a volte si deve accettare. Io amo la squadra, sono tifoso del Torino e lo sarò sempre. I tifosi mi hanno accolto e trattato sempre bene, anche nei momenti difficili ed è quello che rimane”.

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