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di Alessandro Salvatico - Fallimento. Questo é stato lo spettro che si é aggirato sulle teste della dirigenza granata nelle ultime settimane, questa é la realtà conclamata dopo l'ennesimo ko,...
di Alessandro Salvatico - Fallimento. Questo é stato lo spettro che si é aggirato sulle teste della dirigenza granata nelle ultime settimane, questa é la realtà conclamata dopo l'ennesimo ko, addirittura l'undicesimo in una modesta Serie B: la stagione granata é un fallimento. La matematica dice che i playoff (sempre che vengano disputati) e la conseguente possibilità di entrare nel salone delle feste dalla porta di servizio sono lì a portata, ma é appunto solo la teoria: quel che invece tutti possono vedere, ad occhio nudo e senza bisogno di cannocchiali che mostrino un nebuloso futuro, é un fallimento. Tecnico e dirigenziale.Il Novara che ieri sera é riuscito a riacchiappare l'Atalanta all'ultimo, mentre i granata contro Colantuono sempre all'ultimo hanno capitolato, é una squadra costruita con molto meno denaro di quello -già di per sé non tantissimo- investito da Cairo; le colpe dell'editore, a nostro modesto avviso, non risiedono tanto nella quantità degli investimenti, ma nella qualità. Perché il Novara é il trionfo della programmazione, il Torino quello dell'improvvisazione. Il Varese ha un progetto tecnico condiviso, il Torino ha visto divergenze sull'allenatore -tra presidente e ds- fin dal primo giorno. La Reggina ha alcuni dirigenti che hanno messo le cose in chiaro con i calciatori e li hanno tenuti sotto ferrea disciplina avendo imparato dal flop dell'anno prima, il Torino come sempre ha un gruppo di giocatori lasciati a se stessi, alle proprie necessità e debolezze.Come sempre, la realtà non é bianca o nera, un problema non ne esclude un altro, dunque gli errori che stanno a monte nella costruzione del Torino non dicono che Lerda non ne compia per conto suo. E il tecnico ne fa, eccome. Se é vero che ieri aveva l'attenuante dell'emergenza, ed é stato costretto a schierare Obodo, bisogna forse ragionare facendo dei passi all'indietro, e pensare che il nigeriano é risultato impresentabile perché non é stato provato mai, per mesi e mesi. E il responsabile di averlo non escluso dai titolari, ma completamente emarginato dal progetto tecnico, é evidentemente dell'allenatore; il quale ha il difetto, gravissimo, di mettere alcuni calciatori in soffitta (Obodo, ma anche Cofie, Scaglia, Zavagno (che per fortuna non si é arruginito completamente), Morello (problema portieri cui ha contribuito), salvo poi trovarsi in pessime condizioni ad affrontare le emergenze. E le emergenze, in un campionato lunghissimo, accadono.Gli errori sono di tutti, probabilmente anche dei calciatori che, come sottolineava ieri un onesto Lerda nella sala stampa del “Menti”, certi gol li devono fare. Ma mettere in campo cinque attaccanti non sembra l'idea migliore per trovare la rete che non arriva, e soprattutto sembra un messaggio alla squadra stessa: “Io non so più cosa fare”. Il tecnico é in confusione. Ma in confusione, palese e profonda, sono andati prima di lui anche Colantuono, Novellino e altri mister che in precedenza avevano sempre saputo cosa fare. Al Torino, lo hanno dimenticato, perdendo sicurezze (e risultati). Non ci sono sortilegi malefici che si aggirano sulla Sisport, e neppure i fantasmi di quei bianconeri che l'hanno occupata per tanti anni; il problema é quel che manca, non quel che c'é.
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