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Al termine del girone di andata, con 42 punti (in attesa del verdetto definitivo sulla partita di Padova) il Torino si laurea campione d’inverno ma senza la lode che pure si sarebbe ampiamente meritata nella...
"Al termine del girone di andata, con 42 punti (in attesa del verdetto definitivo sulla partita di Padova) il Torino si laurea campione d’inverno ma senza la lode che pure si sarebbe ampiamente meritata nella prima parte di stagione. Più volte abbiamo sottolineato la necessità di scindere le prestazioni dai risultati che talvolta possono essere figli di casualità e componenti varie ed anche in questo caso potremmo osservare che i granata hanno “fatto” la partita come è sempre capitato nell’arco della prima parte di campionato. Abbiamo elogiato il Toro sornione che colpisce al momento opportuno ma è evidente che non sempre ciò può riuscire e che, se quando andava bene non poteva essere tutto oro, allo stesso modo non è tutto da buttare adesso. Parimenti occorre tuttavia sottolineare che se gli episodi non girano più nel verso giusto da un po’ di tempo non è solo a causa di sfortuna ma anche e soprattutto una questione di lucidità che nell’ultimo periodo è appannata in ogni reparto ed in particolar modo sulle fasce ed in attacco. Peraltro aggrapparsi alla condizione atletica dopo il mini ritiro di Malta potrebbe avere anche un senso tanto più che è molto più difficile essere reattivi e lucidi dovendo attaccare piuttosto che limitandosi a difendere, così come potrebbe avere un senso prendere in considerazione le statistiche non certo rosee di Ventura dopo le soste natalizie. Ma in fin dei conti bisogna certamente partire dalla considerazione fatta in apertura e cioè che il Torino è in cima alla classifica nonostante non sia una macchina perfetta. E per renderla ancora migliore, a differenza degli ultimi anni, basta poco, non occorrono rivoluzioni nel mercato di gennaio: la strada maestra la indica ancora una volta il Maestro Giampiero Ventura, il quale al cospetto del guru Mondonico presente in tribuna, si sta dimostrando degno rappresentante di quei pochi allenatori che hanno saputo capire ciò che serve all’ambiente granata per farlo rivivere. Ora tocca a Cairo e Petrachi fare il resto affinché l’opera iniziata a giugno divenga un capolavoro.
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