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Due giorni dopo il derby della Mole, si può riflettere a bocce ferme su quanto successo in occasione dell'espulsione di Afriyie Acquah al 12' della ripresa. In un momento in cui il Torino era alquanto sbilanciato in avanti, sul tocco di Asamoah per Mandzukic, Acquah correva in copertura e valutava alto il rischio di ripartenza pericolosa della Juventus, optando per stroncarla sul nascere con un intervento in scivolata. Che colpiva chiaramente il pallone, non ci sono dubbi; in un secondo - se non terzo - momento, c'era il contatto con il piede di Mandzukic (peraltro non così veemente poichè il croato non riportava danno e si rialzava in fretta), che diventava in quel caso inevitabile considerando la dinamica dell'intervento, palesemente mirato a colpire il pallone.
Valeri per qualche secondo lasciava correre, salvo poi tornare sulla propria decisione su suggerimento del quarto uomo Costanzo; l'arbitro romano decideva per la seconda ammonizione, con conseguente espulsione (il primo giallo, è bene sottolinearlo, era inesistente, dato per un leggero colpo dato sulla nuca di Dybala con la mano, in una circostanza in cui entrambi i giocatori sbracciavano per prendere posizione sulla palla). Quale il motivo che sta dietro alla decisione arbitrale? La lettera del Regolamento del Gioco del Calcio. Valeri avrebbe applicato la disposizione che disciplina i casi in cui devono essere assegnati i calci di punizione diretti: è fallo "se un calciatore commette un tackle o un contrasto contro un avversario in un modo considerato dall’arbitro negligente, imprudente o con vigoria sproporzionata". Nessun riferimento al pallone: l'obiettivo è la tutela dell'integrità dell'avversario e ci si focalizza sui rischi che l'intervento del difensore comporta per l'attaccante.
Qui occorre drizzare le antenne: il regolamento fa distinzione tra negligenza ("mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare un contrasto o che agisce senza precauzione") la cui conseguenza è il fallo semplice, e imprudenza ("noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario") che comporta anche l'ammonizione. Valeri e i collaboratori hanno giudicato imprudente l'entrata di Acquah: non importa che il ghanese abbia preso il pallone, ma il pericolo potenziale cui ha sottoposto l'avversario, per la velocità e la dinamica della forza applicata dal granata.
Quanto successo, è la conseguenza di regole che lasciano volutamente un margine di interpretazione all'arbitro, non essendo sufficiente il colpire il pallone come esimente. Sta al direttore di gara individuare "negligenza, imprudenza e vigoria spropositata" e applicare lo stesso metro di giudizio in tutte le occasioni della gara (e qui Valeri è sicuramente criticabile, avendo ad esempio risparmiato dal cartellino giallo un intervento nel finale di gara dello stesso Mandzukic su Iturbe). Se a Valeri si può rimproverare una lettura dell'azione assolutamente discutibile, sembra giusto criticare il regolamento del calcio che vilipende un elemento fondamentale del gioco, la fisicità, e di fatto preclude la possibilità di effettuare tackle scivolati, che nella maggior parte dei casi sono potenzialmente pericolosi per l'avversario.
Nè su questo potrà aiutare la VAR, che verrà utilizzata per quattro categorie di situazioni (reti, calci di rigore, espulsioni dirette, scambio di identità), e soltanto quando un chiaro errore è stato commesso dall'arbitro centrale. L'unica strada da perseguire sembra quella di una modifica del regolamento, che tenga conto della tutela sanitaria dei giocatori, ma che allo stesso modo rimetta al centro il gioco del calcio e la sua normale componente agonistica. E' vero che Acquah avrebbe potuto essere più prudente sapendo di essere già (ingiustamente) ammonito, ma interventi sul pallone e che non procurano danni agli avversari devono essere considerati regolari.
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