Il Tema

Il caso Hateboer dopo quello di Pobega: il regolamento sul fuorigioco ha senso?

Gianluca Sartori Direttore 
In Atalanta-Fiorentina un gol annullato con dinamiche simili a quelle di Torino-Venezia: ma così il calcio viene snaturato
00:35 min

La domenica di calcio ha lasciato in dote un episodio arbitrale molto simile a quello che sette giorni fa fece protestare Ivan Juric al termine di Torino-Venezia, ossia l’annullamento del gol di Malinovskyi in Fiorentina-Atalanta per fuorigioco ritenuto attivo del compagno Hateboer, poiché questo avrebbe interferito (secondo il team arbitrale, con Doveri arbitro e Banti al Var) con l’azione difensiva di Biraghi. Allo stesso modo, era stato annullato un gol a Belotti per fuorigioco ritenuto attivo da parte di Pobega, il quale aveva a dire della squadra arbitrale (con Giua arbitro e Maresca al Var) ostacolato il difensore del Venezia Caldara. Le dinamiche sono molto simili: assist di un giocatore per un compagno che segna, ma gol annullato per fuorigioco ritenuto attivo (in entrambi i casi millimetrico: una spalla di Hateboer e un piede di Pobega) di un terzo compagno. A differire è stata solo la dinamica con cui si è arrivati alla decisione: in Torino-Venezia il gol era stato dapprima convalidato e poi tolto dopo la segnalazione del Var, che ha spinto Giua ad un controllo al monitor durato quasi 5’, mentre in Atalanta-Fiorentina la rete è stata subito annullata in campo: niente On Field Review poiché il Var ha confermato la decisione di Doveri. In entrambi i casi, secondo quanto filtra, i vertici arbitrali avrebbero ritenuto giusti gli annullamenti dei due gol, poiché rispondenti al regolamento: sia Hateboer che Pobega, partendo da fuorigioco, avrebbero effettuato un’azione che impatta sull’avversario.

INTERPRETAZIONI – Il Regolamento, alla Regola 6 della guida pratica del Fuorigioco, spiega che l’azione che impatta sull’avversario è quella che impatta sulla “capacità (anche potenziale) del difendente di giocare il pallone e si applica a quelle situazioni in cui il movimento del difendente per giocare il pallone viene ritardato, ostacolato o impedito dal calciatore in fuorigioco”. Dunque, regola alla mano, può sembrare corretto aver annullato le due reti. Ma le riflessioni da fare – e che andrebbero portate all’attenzione dell’IFAB - sono due. La prima è che la stessa sussistenza del fuorigioco attivo può essere soggetta a interpretazioni diverse: si può ritenere che Caldara e Biraghi avrebbero potuto contrastare Belotti e Malinovskyi o meno (a nostro giudizio, per entrambi i casi la risposta è no, con il caso di Pobega che, essendo il granata dietro la traiettoria della palla, è ancora più al limite): mancherà sempre la certezza e prendere una decisione importante come l’annullamento di una rete sulla base di ipotesi sembra eccessivo. La seconda: la regola del fuorigioco come la conosciamo oggi nacque nel 1926 (con la diminuzione da tre a due del numero dei difendenti tra attaccante e porta per poter convalidare un gol) per aumentare il numero delle reti e quindi la spettacolarità del calcio. Il regolamento di oggi, invece, sortisce esattamente l’effetto opposto: con l’utilizzo dell’aggettivo “potenziale” si va a rendere molto facile (probabilmente troppo) l’annullamento di una rete.