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Torniamo con la mente solo a poco più di un anno fa, senza fare eccessivi sforzi di memoria per ricordare una partita tra Roma e Torino che abbia rivestito un significato particolare per noi granata.Torniamo al gol di Muzzi e alla partita che ha visto Di Loreto giocare da centromediano metodista, alla Leo Junior tanto per intenderci. Torniamo, quindi, a Roma-Torino 0-1 del 13 maggio 2007.Quando il gioco del calcio è imprevedibile; La Roma che sta per affrontare la squadra di De Biasi ha lottato per lo scudetto sino a poche giornate prima. E’ arrivata in finale di Coppa Italia e Totti è il suo trascinatore. Dopo pochi minuti dal calcio d’inizio, il Torino è già arroccato in difesa. Il pareggio sarebbe un risultato d’oro in attesa della partita successiva in casa contro il Livorno. Sono solo più tre le giornate di campionato e la coda della classifica vede ben otto squadre concentrate in pochissimi punti. Il Torino è tra queste e difficilmente il presidente Cairo aveva previsto un esordio nel massimo campionato così difficoltoso. Aveva esonerato De Biasi ancor prima che iniziasse il torneo, affidando la squadra a Zaccheroni. Quest’ultimo aveva accettato la sfida dopo qualche anno passato lontano dalle panchine. A parte una parentesi in autunno, in cui Rosina, in stato di grazia, aveva trascinato i suoi compagni in una serie di confortanti vittorie, la formazione granata stentava a imporre il suo gioco e perdeva sempre più fiducia nel suo nuovo allenatore. Il gruppo storico della squadra rivoleva De Biasi e venne accontentata. L’allenatore del nuovo Torino, quello rinato dalle ceneri del fallimento, che aveva conquistato un’incredibile promozione culminata con lo spareggio contro il Mantova, poteva togliersi la soddisfazione di regalare ai propri tifosi un’altra gioia.E contro la Roma decise di schierare Di Loreto, arcigno difensore, a centrocampo, davanti alla difesa per impostare il gioco e per tenere soprattutto Totti lontano dall’area di rigore. Ancora oggi non è spiegabile se sia stata questa la mossa vincente per i granata, piuttosto che una buona dose di fortuna; di sicuro Totti non era al meglio del suo stato di forma, avendo passato la notte insonne per assistere alla nascita di suo figlio. Il Torino segna nell’unica azione d’attacco della gara. Roberto Muzzi, generosissimo, sa che è in grado di dare il massimo solo per un tempo. Corre anche sui palloni che sembrano persi e, proprio rincorrendo uno di questi, approfitta di una distrazione di Chivu per soffiargli la sfera e segnare sotto la curva Sud giallorossa. Poi, 85 minuti di sofferenza e barricate. Oscar Brevi, il capitano, è monumentale, e con lui tutti gli altri. Il Torino resiste, la Roma colpisce tre pali, vuole il pareggio, anche se la partita non ha alcun senso per il campionato degli undici di Spalletti. Il caldo è asfissiante e spesso il gioco si interrompe perché i giocatori, in preda ai crampi, richiedono l’intervento dei massaggiatori. Quando giunge il fischio finale dell’arbitro, il popolo granata sa che si è trattato di un’impresa, la vittoria vale un campionato intero. I giocatori si abbandonano stremati sul terreno di gioco rinfrescati dai gavettoni di chi non è entrato in campo. Qualcuno ha ancora la forza di correre verso la gradinata riservata agli ospiti per festeggiare con i tifosi. De Biasi aveva l’espressione stravolta, come Mondonico, quando in una drammatica finale di Coppa Italia, l’ultima vinta dal Torino proprio all’Olimpico, uscì dal campo correndo quasi in lacrime. L’anno venturo sarà di nuovo serie A. Sarà di nuovo derby, sarà il Toro di Novellino, salvo poi arrivare ai giorni nostri e ritrovarci di nuovo di fronte la Roma, stavolta senza Totti, bloccato da un infortunio, ma di nuovo con De Biasi in panchina; speriamo non più con Di Loreto centro-mediano metodista. Che la sorte ci protegga ancora una volta. Forza ragazzi.
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