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gazzanet
"Se fosse possibile riassumere cinque anni in una sola parola, e fosse possibile farlo nel mondo di calcio - che di tante parole si nutre giorno per giorno - il periodo che il Torino sta vivendo sotto Ventura potrebbe forse assere racchiuso sotto "crescita": non solo quella innegabile, obiettiva sul campo, che ha portato i granata dalla Serie B alle porte dell'Europa in più di un occasione, ma anche quella ideale, quell'orizzonte perpetuo che l'ambiente insegue da tempo, soprattutto da quando, sotto la guida del tecnico genovese, questa parola è entrata nella quotidianità del Toro, nelle vittorie come nelle sconfitte.
"Tra gli insuccessi, anche l'ultimo, quello più doloroso di tutti gli ultimi cinque anni, è stato etichettato da Ventura come tappa della "crescita", facendo storcere il naso - e peggio - a chi, dopo la prestazione dello Stadium, si aspettava solo scuse: le affermazioni dell'allenatore sono state percepite come una sterile maschera per proteggersi dopo una partita tra le peggiori giocate dai granata sotto la sua guida, e molti si sono interrogati sul reale significato di questa parola, quali siano i suoi obiettivi e le sue reali potenzialità.
"Queste domande risultano più che lecite, visto che ormai il ciclo di Ventura è avviato da tempo e le linee guida sono ormai stabilite. La risposta, come sempre, la deve dare il campo. I granata dimostrino sul terreno di gioco, già a partire da oggi, di aver compreso l'importanza della sconfitta di mercoledì, dimostrino di averne assimilato gli insegnamenti e di avere accumulato la giusta rabbia (sportiva). Esca fuori la personalità di chi è in grado di imparare a vincere dalle sconfitte: insomma, si dimostri che il derby è stato davvero una tappa della crescita, altrimenti, d'ora in avanti, le parole non avranno più lo stesso peso. La retorica conta sempre fino a un certo punto, i fatti approvano o respingono. E i fatti, nel calcio, hanno la forma di un vasto prato verde. Di lì non si scappa.
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