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Per parecchi anni, ma soprattutto nelle ultime stagioni, il Torino era abituato ad iniziare la preparazione estiva con la squadra già quasi totalmente pronta a essere messa al servizio di Giampiero Ventura, che della completezza della rosa sin dai primi giorni di luglio ha sempre fatto un punto importante per le sue annate in granata. Necessario, nella visione del tecnico genovese, poter lavorare sin da subito con quanti più effettivi possibili perché assorbano i dettami tattici adatti allo sviluppo del suo gioco. Naturale che con l'arrivo di Mihajlovic anche questa condizione, insieme a molte altre, sia mutata.
E il Torino si presenta così alla prima sfida stagionale ancora work in progress sotto parecchi aspetti: innanzitutto, sul mercato mancano ancora delle pedine importanti in entrata - un difensore centrale veloce e un regista, a detta del tecnico serbo - e in uscita la situazione è tutt'altro che stabile, con corteggiamenti sia per giocatori di punta (Maksimovic, Peres), sia per pedine comunque importanti ma meno redditizie (Bovo, Parigini, Gaston Silva), da cedere definitivamente o da girare in prestito. Inoltre, anche sulla rosa presente vigono delle incertezze, ad esempio su quale sarà la gerarchia definitiva dei portieri, dopo che Gomis ha rischiato di dilapidare il credito in fiducia che gli era stato assegnato rispetto a Padelli.
Insomma, parecchi nodi da svolgere, anche in altre zone del campo. Questo non significa nella maniera più assoluta che il Torino sia allo sbando o indeciso sul da farsi, semplicemente dipende tutto dalla diversa filosofia con cui i granata si affacciano alla nuova stagione: più che in fretta, è importante arrivare al meglio possibile alla fine del mercato. E pazienza se si darà l'impressione di essere ancora un cantiere aperto al via della stagione ufficiale: il tempo per migliorare ci sarà, la qualità per essere competitivi c'è già. Questione di diverse prospettive.
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