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CAGLIARI, ITALY - APRIL 09: Ljajic Adem of Torino celebrates his goal 1-1 with the team-mates during the Serie A match between Cagliari Calcio and FC Torino at Stadio Sant'Elia on April 9, 2017 in Cagliari, Italy. (Photo by Enrico Locci/Getty Images)
Fatta la doverosa premessa per cui col senno di poi siamo tutti degli ottimi allenatori, la partita del Sant'Elia tra Cagliari e Torino non può non lasciare in eredità un dubbio: cosa sarebbe successo se Mihajlovic avesse preso la decisione di schierare Ljajic trequartista con decisione, ben prima della 31° giornata?
Contro i sardi è arrivata la conferma insindacabile che la posizione in cui il serbo classe 1991 meglio si esprime è quella del fantasista centrale. Una collocazione che gli permette di avere meno compiti tattici, di poter svariare e stare sempre nel vivo del gioco, di essere più imprevedibile. In breve, che gli facilita, per quelle che sono le sue caratteristiche, il compito di far saltare il banco delle partite. Proprio come successo a Cagliari, quando mettendo nel sette un destro dai 25 metri ha dato il "la" alla catena di eventi con cui il Torino (fino a lì ben "incartato" dai giocatori di Rastelli) ha saputo far girare la partita a proprio favore.
Perchè, allora, Mihajlovic fino a ieri lo ha schierato - a meno di soluzioni estemporanee a partita in corso, quando c'era da recuperare un risultato - come esterno sinistro? Azzardiamo: un po' perchè la situazione delle settimane scorse non consentiva di ricorrere a un cambio di modulo, ma un po' anche per testardaggine. Per passare al 4-3-1-2 sarebbe servito un Maxi Lopez in piena forma da affiancare a Belotti, ma questo non è successo; per passare al 4-2-3-1 sarebbero stati necessari due esterni in grado di fare la doppia fase con continuità ed efficienza. Non lo erano, nell'ultimo periodo e per motivi diversi, sia Falque che Iturbe.
Tuttavia qualcosina di più avrebbe potuto forse essere fatto per mettere Ljajic, l'investimento più oneroso dell'era Cairo, nelle migliori condizioni con un anticipo maggiore. Un po' c'è stata qualche remora di troppo nel puntare con decisione su una pedina che unisce duttilità tattica a qualità tecnica come Boyè, impiegabile come seconda punta del 4-3-1-2 ma anche come esterno del 4-2-3-1, e un po' si è voluto insistere a priori su un progetto portato avanti sin dall'estate, quello del 4-3-3 con Ljajic e Falque ai fianchi di Belotti. E allora l'ex Inter, per molte - troppe - partite, è somigliato ad un corpo estraneo all'interno del Torino: beninteso, anche per responsabilità sue, perchè le qualità per avere un rendimento più continuo ci sono comunque.
Ormai il passato è alle spalle: dunque, Ljajic trequartista può essere una mossa più azzeccata del previsto al fine di permettere al Torino di alzare l'asticella delle ambizioni. Non basterà solo questo per centrare l'Europa la prossima stagione, ma ora che si è trovato il modo per permettere al giocatore del Torino con maggiore cifra tecnica di esprimere al meglio le proprie qualità, logica vorrebbe che non si tornasse più indietro.
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