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E’ un torello con la giacca quello che torna da Catania con un punto che diventa preziosissimo soprattutto alla luce del risultato del Parma. Un torello con due facce: quella serena di Christian Abbiati tornato finalmente decisivo nel...
E’ un torello con la giacca quello che torna da Catania con un punto che diventa preziosissimo soprattutto alla luce del risultato del Parma. Un torello con due facce: quella serena di Christian Abbiati tornato finalmente decisivo nel bene e quella perplessa di Stefano Fiore, lontano parente del campione che fu.
"Rispetto al match con la Fiorentina la nota positiva è il risultato, di uguale e costante resta lo schema di tutti i pareggi: avversari in vantaggio e poi mai più pericolosi, se non in casi isolati, e Toro avanti a testa bassa con poche idee confuse in testa, errori a raffica in fase di palleggio e soprattutto con gli uomini chiave che non rendono come dovrebbero. A questo si aggiunge che sembra mancare il tremendismo granata, gli “occhi da tigre” con cui non si retrocede, la certezza del furore.
"A Bari oltre a Fiore, anche Muzzi, Abbruscato e Stellone hanno marcato visita, mentre Rosina nell’unica occasione avuta ha sfiorato il match-ball. Probabilmente la cura panchina è quella giusta, come già sperimentato lo scorso anno. Si è visto di positivo il furore, seppure disorganizzato, in una manovra in cui l’unico in grado di dettare tempi e traiettorie sembra essere Gallo che però è lento per i ritmi del calcio di serie A.
"La cura panchina, a questo punto visti gli effetti, sarebbe da proporre anche a Fiore, insieme a un training autogeno motivazionale con il Presidente che di programmazione neurolinguistica, o più semplicemente di psicologia umana, ha dimostrato di essere un esperto. Il numero 7 è l’ombra del giocatore ammirato a tratti l’anno scorso con la Fiorentina e nella Lazio: abulico, a tratti persino indolente, senza grinta. Un centrocampista con qualità tecniche indiscusse e chiare che però non riesce a trovare intesa e affiatamento con compagni che, a tratti, sembrano non sopportarlo, almeno da quanto visto sul campo.
"Chi invece sta dando finalmente segni di risveglio e un contributo all’altezza della sua fama è Christian Abbiati tornato a essere decisivo in tutte le ultime partite disputate. Contro il Catania ha salvato il risultato già al 1’ con un’uscita strepitosa su Spinesi e si è ripetuto poi su Caserta nell’unica insidia portata dagli etnei nella ripresa. Probabilmente ha metabolizzato le critiche nel modo migliore e la difesa è tornata ad avere più sicurezza.
"A preoccupare però è soprattutto l’assenza di uno “spirito granata” autentico. Voglia, nelle ultime gare, si è vista. Non è neanche così campata per aria la considerazione di Zaccheroni sui miglioramenti lenti ma costanti che si vedono nell’equilibrio fra i reparti. Certo l’organizzazione e la “bava alla bocca” visti anche solo la scorsa stagione sono altre cose. Di positivo c’è la voglia di recuperare sempre il risultato, infatti se l’impegno fossero risultati, avremmo fatto sei punti negli ultimi due match. Ma è l’organizzazione di gioco a mancare. In questo momento la Zaccheroni band sembra un filosofo con la giacca e con poche idee e confuse in testa. Alla gente del Toro piacciono di più gli onesti operai con le maniche di camicia arrotolate e anche solo una idea ma chiara in testa.
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