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Il Torino, dopo un lunghissimo digiuno da calcio piazzato, sta trovando maggior confidenza con le palle da fermo. La conferma è arrivata a Lecce con il gol di Singo; qualche segnale positivo era già stato emesso nel derby della Mole di un paio di settimane fa. Da qui muove la riflessione sul confronto allenatori. La squadra di Ivan Juric ha fatto un indubbio balzo in avanti su questo tipo di fondamentale, decisivo nel calcio moderno, soprattutto in partite tirate come sono quasi sempre quelle di Serie A. Anche su questo si giudica il lavoro di un allenatore. Tra l'altro, lo schema che ha portato alla firma dell'ivoriano Singo è stato ben congeniato e ha tratto in inganno la retroguardia piazzata del Lecce. Sbloccare la gara allo stadio "Via del Mare" è stato importantissimo per i granata perché hanno complicato ancor di più dal punto di vista tattico la prestazione del Lecce. I salentini, infatti, hanno confermato alcune lacune nel dover gestire i ritmi della partita; quando devono tenere il pallino del gioco, ciò accade soprattutto tra le mura amiche, vanno in difficoltà.
I dettagli hanno indubbiamente fatto la differenza, sebbene il Lecce abbia toccato per 49 volte il pallone nell'area del Torino contro le 19 dei granata in area giallorossa. La mole di gioco del Lecce non è stata supportata dalla concretezza offensiva, come giustamente ha sottolineato Baroni nel postpartita: "Negli ultimi 20 metri, nella rifinitura e nel tiro. La squadra oggi non ha sbagliato la prestazione ma non ha fatto gol, siamo stati nella loro metà campo ma senza metterla dentro" (LEGGI QUI). I meriti vanno comunque anche al Torino, che sagacemente ha costretto il Lecce a fare un tipo di partita che non ama e soffre. I granata, dopo il vantaggio, hanno potuto giocare di rimessa e da qui è nato il raddoppio. Insomma, è stato un Torino meno spumeggiante di altre occasioni ma cinico ed essenziale. Proprio per questo Juric non ha potuto esaltare il dominio della sua squadra come avvenuto in altre occasioni, ma ha potuto fare i complimenti ai suoi per una fase difensiva solida. "Non è stata una partita fantastica, ci siamo chiusi bene e hanno tirato poco - ha evidenziato -: una vittoria importante. Come prestazione buona per un periodo ma poi dopo potevamo fare qualcosina in più, non esaltante" (LEGGI QUI).
Parliamo di scelte. Quella di Radonjic dal 1' era obbligata per Juric visto gli infortuni di Vlasic e Karamoh; il serbo, dopo la burrasca nel derby, ha risposto presente e resta negli occhi di tutti la sua progressione fino a toccare i 39 km/h in occasione del 2 a 0 di Sanabria. Meno obbligata, invece, la scelta di Gravillon dall'inizio. Juric avrebbe potuto far affidamento su Djidji, ha dato invece spazio al nuovo acquisto di gennaio e l'ha tenuto in campo per 80' trovando delle buone risposte. In linea generale, non si possono quindi discutere le scelte iniziali di Juric. Un Ricci in fase di ripresa è stato inserito per l'ultima mezz'ora quando era importante gestire qualche pallone in più. Come già avvenuto con il Bologna, Juric non ha tolto i giocatori ammoniti. Escluso Milinkovic-Savic, erano sul taccuino dell'arbitro i vari Ilic e Buongiorno. Le due pedine granata erano però troppo importanti in mezzo e in difesa e quindi non sono state spostate. Si è invece intervenuti in corsa sugli esterni per dare freschezza (Aina per Singo e Vojvoda per Rodriguez). Da rimarcare anche l'ingresso di Adopo per Miranchuk nel finale per incrementare la muscolatura in mezzo. Un cambio difensivo che ha funzionato così come le altre scelte.
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