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Juric-Tudor, era giusto il pari: bene l’approccio dei granata, non la gestione

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Il confronto tra i due allenatori croati di Spalato: hanno dato vita a una bellissima partita dal punto di vista tecnico e tattico

Andrea Calderoni

I due tecnici croati, Ivan Juric e Igor Tudor, hanno dato vita a una partita combattuta, intensa e con poche occasioni da gol. Alla fine l’ha spuntata il granata sul gialloblù, sebbene la sofferenza sia stata superiore rispetto a quella auspicabile considerato che l’Hellas ha giocato in dieci uomini per 65 minuti. In ogni caso, del Torino formato casa piace in primo luogo l’approccio alle gare. I granata escono sempre alla grande dai blocchi davanti ai propri tifosi. È successo anche contro l’Hellas e recentemente era avvenuto nel 2 a 2 con l’Empoli e nella vittoria strameritata con il Bologna. Da questo punto di vista il Torino è cresciuto tanto da luglio a oggi e non è minimamente paragonabile al Torino della scorsa stagione.

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LETTURA - I granata quando aggrediscono e giocano con una certa intensità sono belli e pericolosi. Il prossimo step sarà migliorare nella gestione, soprattutto quando il ritmo scema. Lo stesso Juric ha lucidamente analizzato che “quando siamo chiamati a rallentare il gioco e gestire il possesso, per le caratteristiche che abbiamo, facciamo fatica e perdiamo anche le abilità che abbiamo in inserimento e aggressività”. Era già accaduto a Cagliari, si è ripetuto nella ripresa contro l’Hellas. Come ha sempre sostenuto il tecnico di Spalato, la sua idea di calcio è molto dispendiosa soprattutto sotto il profilo mentale, ancor più che fisico. E quando di fronte c’è una formazione quadrata come l’Hellas di Tudor le difficoltà si sommano e dominare l’avversario per il lungo periodo diventa complesso. Bisogna, inoltre, dare atto che Tudor è stato straordinario nella lettura della gara. Ha reagito prontamente all’espulsione di Giangiacomo Magnani e al 28’ non ha avuto paura di stravolgere la propria squadra, togliendo Lasagna e Caprari e coprendosi con Sutalo e Tameze. In altre parole, Tudor ha difeso l’1 a 0 con il 4-4-1, quanto meno fino all’intervallo provando a sopperire all’inferiorità numerica, e poi con l'inserimento di Bessa per Veloso negli ultimi venti minuti è passato al 4-3-2 permettendo al suo Hellas di essere man mano sempre più offensivo nella ripresa. La partita, anche grazie a Tudor, è rimasta in bilico e gli scaligeri sono arrivati all’ultima curva giocandosi ghiotte opportunità per il pareggio.

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SOSTITUZIONI - Dal canto proprio Juric ha rispolverato un undici molto vicino a quello ideale e completamente differente rispetto a quello di Coppa. Ha potuto far affidamento sui recuperati Koffi Djidji (55 minuti per lui, poi uscito per Zima secondo un cambio programmato) e Gleison Bremer (in campo tutta la gara). Per come si è evoluta la partita, corretta anche la scelta di schierare Dennis Praet e Marko Pjaca dal 1’ con Josip Brekalo, il più veloce dei tre, pronto a subentrare, come effettivamente ha fatto, nel secondo tempo. Ma i trequartisti hanno deluso tutti e tre, non riuscendo ad alleggerire la pressione del Verona. Infine, con il triplo cambio avvenuto a circa un quarto d'ora dalla fine Juric ha dato l'impressione di pensare anche alla partita di Milano con l'Inter, sostituendo tre titolari (Singo, Pobega e Rodriguez fuori per Aina, Mandragora e Buongiorno) per permettere loro di risparmiare qualche energia inserendo al contempo forze fresche per un finale che si stava facendo complicato.

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