Come all'andata, la Lazio di Sarri riprende il Torino di Juric nel recupero ma sul piano della partita a scacchi tra i tecnici non c'è dubbio che sia stato l'allenatore croato (ieri squalificato) a vincere il duello. Il Torino è stato rimontato e ha dilapidato due punti nel rettilineo conclusivo ma ancora una volta ha concesso soltanto una rete contro una delle formazioni più quotate della Serie A (non ha mai preso più di un gol contro Inter, Milan, Napoli, Roma, Juventus e appunto Lazio). La formazione granata è un osso duro per tutte le squadre che lottano per lo Scudetto e per l'accesso in Europa; in tal senso è un arbitro "equo" che fa sudare i punti a chi ricerca punti preziosi per le rispettive battaglie di classifica. Ciò è dovuto al fatto che il gioco della banda Juric, imperniato su grande aggressività, ha un equilibrio straordinario che rende difficoltosa la manovra altrui. Anche la Lazio ha prodotto pochissimo (primo tiro in porta al 39': non era mai successo prima ai biancocelesti in questo campionato). Ma la novità è che nel secondo tempo si sono visti passi avanti anche sul piano del palleggio. Per 92 minuti, la partita del Torino è stata praticamente perfetta.
Il Tema
Juric batte Sarri sul piano del gioco: Lazio anestetizzata anche col palleggio
Il confronto tra il tecnico della Lazio e quello del Torino (ieri sera squalificato) dopo l'1 a 1 maturato all'Olimpico
ANNULLAMENTO - Ci sono aspetti che sorprendono nella lotta pre-pasquale. Il Torino in casa della squadra di Maurizio Sarri, prima nella speciale graduatoria del possesso palla, ha tenuto più la sfera rispetto all'avversario: 52% contro 48%. Ha giocato con personalità, senza timore reverenziale. L'obiettivo, centrato, è stato il seguente, come spiegato da Matteo Paro, vice di Juric, in conferenza stampa: "Abbiamo mosso la Lazio col palleggio, cosa sempre difficile" (LEGGI QUI). Anche Ciro Immobile ha spiegato: "Sapevamo che il Torino è una squadra aggressiva che gioca molto in verticale, ma contro di noi hanno usato molto il palleggio e non ce lo aspettavamo". Il croato e il suo staff hanno studiato molto bene dal punto di vista tattico la trasferta romana e hanno chiuso la sfida con 512 tocchi del pallone contro i 469 della Lazio. I granata hanno costretto la Lazio ad attingere al piano B, snaturando la filosofia di Sarri. Per centrare il pareggio il tecnico toscano ha dovuto richiedere ai suoi il lancio a scavalcare la difesa per raggiungere direttamente Sergej Milinkovic-Savic. Niente fraseggio, niente costruzione orizzontale e dalle fondamenta, ma pallone lungo per le sponde del serbo.
CONTROMOSSE - Il piano B della Lazio alla fine ha dato i suoi frutti. Senza quella sbavatura al 92' probabilmente il Torino avrebbe portato a casa il primo successo contro una big del torneo, anche perché i pericoli prodotti dai biancocelesti sono stati pochi e tutti nati grazie al lavoro di Milinkovic-Savic. A tal proposito potrebbe non essere un caso il fatto che Sergej abbia trovato la pennellata decisiva proprio dopo l'uscita dal campo (avvenuta al 42' st) di Pobega, mossa tattica ad hoc di Juric, che ha scelto di far tornare il triestino a centrocampo (aveva giocato sulla trequarti contro il Milan) per metterlo a uomo sul serbo. Nella gestione del match Paro ha dovuto convivere con due sostituzioni forzate, quelle di Belotti e Izzo, che sono stati rimpiazzati da Pellegri e da Zima. Meno bene ha fatto Singo al posto di Aina nell'ultimo quarto d'ora. C'è da dare atto a Sarri che ha saputo adattarsi a una situazione non semplice. Ha rimescolato le carte sulla propria tavola e come detto ha attinto da un piano diverso rispetto a quello abituale. In tal senso gli ingressi di Cataldi e soprattutto Basic, oltre a quello di Romero nel finale, sono stati propedeutici a cambiare in corso d'opera la strategia tattica.
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