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Juric non rompe il tabù Mourinho. Ma il Toro è sul pezzo e con tante alternative

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Il lusitano resta imbattuto contro i granata e contro il collega, ma il pareggio sotto la Mole è il risultato più giusto
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Josè Mourinho resta un tabù per il Torino e per Ivan Juric. Ma il portoghese esce con l’amaro in bocca dallo stadio “Olimpico-Grande Torino”. Romelu Lukaku ha illuso il lusitano, Duvan Zapata ha regalato un punto più che meritato ai granata, autori di una partita accorta e tosta. Dal punto di vista tattico è stata una gara molto bella ed equilibrata. È stata una sfida bellissima tra due strateghi che hanno cercato di annullare l’avversario, riuscendoci per ampi tratti. Non è un caso che i due gol siano nati da due episodi: una giocata del singolo (Lukaku) e un calcio piazzato (Zapata). Quando gli aspetti tattici sono così preponderanti, è chiaro che lo spettacolo venga un po’ meno. Le occasioni hanno latitato sia da una parte sia dall’altra. Il Torino ha giocato assolutamente alla pari con la Roma e ha saputo rialzare la china al momentaneo svantaggio. La rimonta è stata anche favorita dalle scelte di Juric, bravo ad attingere dalla panchina e a non farsi spaventare da Zapata, Sanabria, Pellegri, Vlasic e Karamoh in campo insieme.

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Il Torino iper-offensivo del finale: il coraggio delle scelte di Juric

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I cambi di Ivan Juric hanno messo in evidenza un certo coraggio e il coraggio è stato premiato. L’ingresso di Karamoh ha dato un importante apporto, basti pensare che l’ex Parma e Inter si è preso il fallo dal quale è nato il calcio di punizione vincente e poi ha sfornato uno dei cross più belli della serata al 94’ dalla corsia di destra. Nello stesso tempo il Torino è stato a completa trazione anteriore nell’ultimo segmento di gara. Come sottolineato da Alessandro Budel ai nostri taccuini alla vigilia del match con la Roma, era naturale prima o poi vedere a partita in corso Zapata e Sanabria insieme. E così è stato contro la Roma. Non contento, per rimontare la Roma, Juric si è concesso contemporaneamente il colombiano e il paraguaiano insieme a Pellegri. Quest’ultimo ha messo il piede in campo appena prima dell’incornata vincente di Zapata per l’1 a 1. È stato un Torino che ha perso la sua classica fisionomia e si è concesso un finale garibaldino con tutte e tre le punte in campo. Molto spesso Juric era stato rimproverato, anche su queste colonne, per la mancanza di volontà nel cambiare le carte in tavola durante le partite. Contro la Roma non è successo e il Torino ha recuperato un punto.

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La rosa granata appare più profonda del passato. E i finali lo confermano

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Juric è stato interpellato sull’argomento punte in conferenza stampa e ha fornito una spiegazione lapalissiana senza venire meno alla propria idea di calcio. Ha affermato: “Non ho mai avuto altre idee. Stavo perdendo e ho messo dentro gli altri attaccanti”. Questa dose di coraggio iper-offensiva ha permesso al Torino di riprendersi dopo un avvio di ripresa un po’ zoppicante culminato con il gol da attaccante vero di Lukaku. La sensazione complessiva sul Torino di ieri sera, domenica 24 settembre, è quella di una squadra sul pezzo e completamente ritrovata. È una rosa con più cambi rispetto alla scorsa stagione e il trend positivo nei finali lo conferma. Non è un caso che Juric ha potuto permettersi di tenere Ricci in panchina 90’ senza apparenti strascichi per la squadra, avendo Ilic e Tameze in mediana. E anche Seck dietro le punte ha impensierito la Roma con alcuni suoi strappi.

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