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Paolo Aghemo
Lo riconosciamo, ci siamo illusi. Avevamo creduto nella Rivoluzione del calcio: se non antropologica, capace cioè nel tempo di selezionare “uomini nuovi” con principi...
Paolo Aghemo
Lo riconosciamo, ci siamo illusi. Avevamo creduto nella Rivoluzione del calcio: se non antropologica, capace cioè nel tempo di selezionare “uomini nuovi” con principi e valori consoni a guidare lo sport nazionale, almeno di “sistema”: radiazione dei dirigenti responsabili di aver inquinato, compromesso, infangato la passione di milioni di persone e punizione delle società che da questo modus operandi hanno tratto, o avrebbero dovuto trarre, vantaggi. Dopo lo scandalo intercettazioni e una perdita generale di credibilità, riponevamo fiducia nella Giustizia Sportiva. Ma la sentenza della Caf, che rispondeva (in parte) a queste aspettative è stata demolita dalla Corte d'Appello presieduta dal professor Sandulli. Gli 80 mila euro di multa a Franco Carraro, l'ex numero uno della Figc, ovvero colui che avrebbe dovuto garantire la regolarità del campionato, sono forse la manifestazione più eclatante di questo colpo di spugna. O se volete, per dirla alla Gattuso, l'esempio di come tutto sia finito a “tarallucci e vino”. Uno scandalo.La Corte d'Appello ha ridato fiato alle trombe di chi, vistosi in parte graziato, desidera ora l'assoluzione completa. La Juventus in particolare. Tra le sue conseguenze più deleterie, la “sentenza Sandulli” salvando il Milan (e Galliani), riammettendo in A Fiorentina e Lazio, ha offerto al club bianconero - e ai suoi sodali di voce e penna - la possibilità di sostenere la tesi del capro espiatorio. Con sempre maggiore virulenza è in atto da parte di alcuni media una campagna tesa a far decadere tutte le accuse contro la Juventus. Litri di inchiostro per ricordare come “Moggi agisse a titolo personale e, se ha fatto qualcosa per la squadra, era perché non venisse danneggiata”. Titoloni sui giornali e arringhe televisive, non ci viene risparmiato nulla. Persino “manifesti” e professori universitari che spiegano con saggia imparzialità come la Juventus attraverso l'iter giudiziario debba puntare a riottenere la serie A. Di più, anche i due scudetti cancellati dalla Giustizia Sportiva. Quelli vinti dalla Triade, sì! Come se nulla fosse successo. L'operazione “Tempesta bianconera” va avanti, immune da qualsiasi dubbio sulla legittimità morale e giuridica della sua crociata. Si fa essa stessa vittima se è il caso, chiama alle armi, mobilita. Una propaganda incessante, iniziata subito dopo la pubblicazione delle intercettazioni, a inizio maggio, è bene ricordarlo. Non è una sollevazione sdegnata per l'appello che “grazia” le altre squadre. La Tempesta bianconera dura da 100 giorni. Per questo è aprioristica, pregiudizievole, faziosa.Si è invece parlato assai poco delle motivazioni di questa seconda sentenza. Mi pare gravissima una di quelle per cui è stata ridotta la pena alla Juventus: “A fronte di [...] pesantissimi elementi negativi appare equo porre, con il dovuto effetto mitigativo della pena, l'importante e prestigiosa storia sportiva della società”. A parte che su questa storia sportiva di ombre ce ne sono sempre state ed è più che un sospetto - come abbiamo visto - che i trionfi degli ultimi anni siano stati “aiutati” da una dirigenza arrogante, furba e maneggiona. A parte tutto questo, dicevo, ma con il criterio del blasone la legge non è uguale per tutti. In pratica, per la Corte d'Appello alcuni club avrebbero il privilegio di violare le norme e scontare pene più lievi rispetto a quelle previste. E poi, chi lo stabilisce il blasone? Mi risulta che il Genoa sia stato mandato in C senza complimenti. Ma che razza di criterio sarebbe: è questo il nuovo, la Rivoluzione? No, siamo alla farsa e, dall'aria che tira, sembra tutt'altro che finita.
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