La goccia che fa traboccare il vaso

Editoriale / I vertici arbitrali spieghino come è possibile una violazione simile del protocollo Var

Errare è umano, perseverare è diabolico. Ancora un gol annullato per un fuorigioco inesistente, ancora una volta la VAR resa inutilizzabile da un fischio prematuro dell’arbitro. Ancora una volta con Berenguer sfortunato protagonista. Per la seconda volta in quarantadue partite. L’anno scorso a Bologna fu Daniele Massa il colpevole, ma si era alla prima giornata di utilizzo delle VAR. Accettabile umanamente che ci fosse la necessità di affinare determinati meccanismi. Non è accettabile invece che succeda la stessa cosa un anno e un mese dopo. Con protagonista, per di più, un arbitro internazionale come Valeri. Far terminare l’azione e poi giudicare con l’ausilio del VAR. Sembrava un concetto assimilato, un assioma metabolizzato dai direttori di gara. Invece non è così. Come non dare ragione al direttore Petrachi, quando dice “Non so più cosa pensare”? A questo punto i vertici arbitrali ci spieghino a cosa serve il VAR.

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Posto che i gol regolari andrebbero convalidati, tocca anche parlare del lato prettamente sportivo di Udinese-Torino. I granata se ne vanno dalla Dacia Arena con il rammarico di non avere vinto una match alla portata contro un avversario che aveva piazzato il classico bus davanti alla porta. Dopo aver trovato il pari con il gran gol di quel diamante in mezzo al campo che risponde al nome di Soualiho Meité, con un po’ di determinazione in più il Torino avrebbe potuto portare a casa l’intera posta in palio. Tuttavia è giusto cogliere anche il lato positivo di questa partita: la reazione della squadra dopo un primo tempo in cui la sequenza gol tolto a Berenguer-infortunio di Falque-gol preso al primo tiro in porta degli avversari avrebbe stecchito un toro. Non questo Toro, che ancora una volta ha dimostrato di avere carattere. In attesa che arrivino i gol degli attaccanti.