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IL TEMA

La griffe di Nicola: cambi chirurgici per il miglior Torino della stagione

Andrea Calderoni

Il confronto tra i due tecnici viene nettamente vinto dal granata: ormai questo è il suo Torino ed è evidente anche una grande crescita sotto il profilo del gioco

Il miglior Torino delle ultime due stagioni ha ottenuto una vittoria fondamentale in chiave salvezza, lanciando un messaggio alle altre squadre in lotta per non retrocedere, su tutte Cagliari (tornato a meno 5), Fiorentina e Benevento, agganciate dai granata che però devono ancora recuperare contro la Lazio. Il processo di crescita iniziato con Davide Nicola al termine del girone d’andata si è arricchito ieri sera contro la Roma di un ulteriore tassello. Il Torino ha giocato a viso aperto, ha creato tantissimo (27 occasioni totali, 11 tiri in porta) e ha regalato letteralmente spettacolo, rimontando il gol in apertura di Borja Mayoral. I granata hanno mostrato una fluidità di manovra mai vista prima, anche se a sprazzi era già emersa in altre circostanze come nel Derby della Mole. Hanno tenuto il pallone praticamente lo stesso minutaggio della Roma (49% granata, 51% giallorosso), segno che hanno cercato e sono riusciti a tenere per lunghi tratti il pallino del gioco.

CONFERMA - È sempre più il Torino del tecnico Nicola. La sua cura, lo confermano i numeri, sta funzionando: 12 partite disputate, 1.42 punti di media a gara per un totale di 17 punti all’attivo. Ha restituito fiducia a tutto l’ambiente, a partire dal gruppo squadra, come ha rimarcato anche ieri Simone Zaza. Tuttavia, sta trasmettendo anche principi di gioco semplici ma estremamente efficaci e un po’ tutti i giocatori ne stanno beneficiando. Le intenzioni aggressive e propositive di Nicola erano già emerse prepotentemente all’annuncio delle formazioni ufficiali: dentro Lukic, fuori Rincon. Più qualità in mezzo al campo e la scelta ha pagato i dividenti (il serbo avrebbe potuto segnare tranquillamente due gol nel primo tempo). Inoltre, Nicola non ha avuto paura a riproporre Verdi mezz’ala e l’ex Bologna ha sfornato la terza prestazione positiva consecutiva. Verdi è tornato al centro del villaggio e mentalmente è cresciuto, il che si riflette sul campo in giocate mai ammirate nel precedente anno e mezzo abbondante. È, quindi, il Torino di Nicola, ma è anche il Torino da fine gennaio in poi di Mandragora (ieri semplicemente strepitoso in entrambe le fasi) e di Sanabria, grandissimo cecchino in attacco e pedina preziosa nel fare gioco. Con loro due in campo il Torino è stato aiutato a svoltare.

SOSTITUZIONI - La Roma di Paulo Fonseca, invece, ha confermato i suoi limiti caratteriali. Fa fatica a dare continuità di rendimento. Può godersi la semifinale di Europa League, ma in campionato le cose stanno andando parecchio male. I giallorossi hanno perso meritatamente sotto la Mole e anche Fonseca l’ha ammesso. Le scelte iniziali del tecnico possono far pensare all'aver ormai privilegiato l'Europa League rispetto al campionato, ma era inevitabile pensare al turnover avendo giocato giovedì, e nel secondo tempo sono comunque entrati giocatori come Dzeko (forse un po' in ritardo) e Mkhitaryan. Nella ripresa la differenza, infine, l’hanno fatta anche le sostituzioni. Singo al posto di Vojvoda e poi soprattutto gli ingressi in corsa di due dei tre marcatori, ovvero Zaza e Rincon al posto di Sanabria e Lukic. Il lucano e il venezuelano si sono fatti trovare nel luogo giusto al momento giusto e hanno segnato entrambi: quando si mettono in campo due giocatori e questi segnano e non solo, perchè sia il lucano che il venezuelano hanno giocato con l'argento vivo addosso, si capisce che tutto inizia a girare a meraviglia per Nicola, e che la squadra ha ormai metabolizzato un principio su cui batte dall'inizio della sua avventura: si può essere determinanti anche entrando dalla panchina.