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Il miglior Torino delle ultime due stagioni ha ottenuto una vittoria fondamentale in chiave salvezza, lanciando un messaggio alle altre squadre in lotta per non retrocedere, su tutte Cagliari (tornato a meno 5), Fiorentina e Benevento, agganciate dai granata che però devono ancora recuperare contro la Lazio. Il processo di crescita iniziato con Davide Nicola al termine del girone d’andata si è arricchito ieri sera contro la Roma di un ulteriore tassello. Il Torino ha giocato a viso aperto, ha creato tantissimo (27 occasioni totali, 11 tiri in porta) e ha regalato letteralmente spettacolo, rimontando il gol in apertura di Borja Mayoral. I granata hanno mostrato una fluidità di manovra mai vista prima, anche se a sprazzi era già emersa in altre circostanze come nel Derby della Mole. Hanno tenuto il pallone praticamente lo stesso minutaggio della Roma (49% granata, 51% giallorosso), segno che hanno cercato e sono riusciti a tenere per lunghi tratti il pallino del gioco.
CONFERMA - È sempre più il Torino del tecnico Nicola. La sua cura, lo confermano i numeri, sta funzionando: 12 partite disputate, 1.42 punti di media a gara per un totale di 17 punti all’attivo. Ha restituito fiducia a tutto l’ambiente, a partire dal gruppo squadra, come ha rimarcato anche ieri Simone Zaza. Tuttavia, sta trasmettendo anche principi di gioco semplici ma estremamente efficaci e un po’ tutti i giocatori ne stanno beneficiando. Le intenzioni aggressive e propositive di Nicola erano già emerse prepotentemente all’annuncio delle formazioni ufficiali: dentro Lukic, fuori Rincon. Più qualità in mezzo al campo e la scelta ha pagato i dividenti (il serbo avrebbe potuto segnare tranquillamente due gol nel primo tempo). Inoltre, Nicola non ha avuto paura a riproporre Verdi mezz’ala e l’ex Bologna ha sfornato la terza prestazione positiva consecutiva. Verdi è tornato al centro del villaggio e mentalmente è cresciuto, il che si riflette sul campo in giocate mai ammirate nel precedente anno e mezzo abbondante. È, quindi, il Torino di Nicola, ma è anche il Torino da fine gennaio in poi di Mandragora (ieri semplicemente strepitoso in entrambe le fasi) e di Sanabria, grandissimo cecchino in attacco e pedina preziosa nel fare gioco. Con loro due in campo il Torino è stato aiutato a svoltare.
SOSTITUZIONI - La Roma di Paulo Fonseca, invece, ha confermato i suoi limiti caratteriali. Fa fatica a dare continuità di rendimento. Può godersi la semifinale di Europa League, ma in campionato le cose stanno andando parecchio male. I giallorossi hanno perso meritatamente sotto la Mole e anche Fonseca l’ha ammesso. Le scelte iniziali del tecnico possono far pensare all'aver ormai privilegiato l'Europa League rispetto al campionato, ma era inevitabile pensare al turnover avendo giocato giovedì, e nel secondo tempo sono comunque entrati giocatori come Dzeko (forse un po' in ritardo) e Mkhitaryan. Nella ripresa la differenza, infine, l’hanno fatta anche le sostituzioni. Singo al posto di Vojvoda e poi soprattutto gli ingressi in corsa di due dei tre marcatori, ovvero Zaza e Rincon al posto di Sanabria e Lukic. Il lucano e il venezuelano si sono fatti trovare nel luogo giusto al momento giusto e hanno segnato entrambi: quando si mettono in campo due giocatori e questi segnano e non solo, perchè sia il lucano che il venezuelano hanno giocato con l'argento vivo addosso, si capisce che tutto inizia a girare a meraviglia per Nicola, e che la squadra ha ormai metabolizzato un principio su cui batte dall'inizio della sua avventura: si può essere determinanti anche entrando dalla panchina.
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