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Passano le settimane e il Torino di Zaccheroni comincia ad assomigliare sempre di più a un'utopia, un non-luogo, un'eterna promessa. Un affascinante paradiso del calcio, fatto di gioco e spettacolo. Invece, per il principio...
Passano le settimane e il Torino di Zaccheroni comincia ad assomigliare sempre di più a un'utopia, un non-luogo, un'eterna promessa. Un affascinante paradiso del calcio, fatto di gioco e spettacolo. Invece, per il principio dell'eterogenesi dei fini, i granata stanno vivendo il loro inferno sportivo. Come spesso accade, cercare di tradurre nella realtà l'utopia significa ricorrere a mezzi che producono enormi danni. Non è il caso di scomodare gli esempi che ci offre la Storia. Qui interessa il concetto, applicato allo sport. I quattro gol nel giro di pochi minuti subiti dalla Lazio non possono essere archiviati con la spiegazione di un “black out”. Si è voluto insistere, ostinatamente, su un sistema di gioco che in questo momento la squadra non può sopportare. Bene aveva fatto Zaccheroni dopo la sconfitta col Siena a rinforzare il centrocampo, cogliendo subito i primi frutti a Reggio Calabria. Ma il tecnico romagnolo non ha voluto derogare dalla formula offensiva che prevede i due trequartisti a supporto dell'unica punta. Fiore non è in condizione per reggere quel ruolo. Rosina non incide partendo largo. Cambiare, riconoscendo di essersi sbagliati, non sarebbe un delitto. Saper aderire alla realtà, assecondarla nei suoi aspetti migliori, tentare di correggerla, ma senza pretendere di capovolgerla: in sostanza, pragmatismo. Ritagliare lo schema sulle caratteristiche e la condizione fisica dei giocatori. Non viceversa. Pragmatismo che dovrebbe guidare le scelte dell'allenatore granata. La difesa soffre troppo? Intanto si provino soluzioni alternative. Non che Brevi, Cioffi o Melara siano i salvatori della Patria, ma continuare ad escluderli sottintende la convinzione di avere sempre ragione. In secondo luogo, per proteggere la propria trequarti venga ulteriormente rinforzato il centrocampo, magari recuperando un giocatore che ha sempre dato tutto per la causa come Ardito. E davanti spazio a due punte. Non che Zaccheroni debba abbandonare il suo progetto di lungo respiro, ma oggi servono punti, non calcio champagne. Si faccia dettare le soluzioni dalla realtà che ha a disposizione, non tenti di imporle a tutti i costi le sue idee.Perché poi, a forza di schemi e numeri, ci si dimentica che nel calcio (come nella vita) conta lo spirito. Vincono la passione e la volontà. Se all'Olimpico, sabato sera, il Torino avesse pure applicato nel migliore dei modi quanto imparato alla lavagna, probabilmente non sarebbe riuscito a vincere lo stesso. Il primo tempo senza un tiro in porta, nonostante il maggiore possesso palla, è una facile controprova. In questo torello impaurito non c'è traccia di cuore e grinta, se non in alcuni esempi che, proprio per la penuria che li circonda, risaltano ancora di più. Il “gruppo” oggi non esiste. Tocca a Zac crearlo, dargli forza e spronarlo nei momenti difficili. Tocca a lui farsi seguire. Ma cerchi pure di ascoltare, coinvolgere, caricare.
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