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"C’è una grande differenza tra essere soggetto ed oggetto. Anzi, per essere più chiari, c’è tutta la differenza possibile tra l’“agire” e l’essere, invece, “oggetto dell’azione”. Partendo da concetti di filosofia fondamentali, ma lontani dal calcio e anche da questo articolo, si potrebbe asserire (e a ragione) che essere soggetto di qualcosa costituisce sicuramente un passo in avanti rispetto allo stato di “oggetto”, e la rivoluzione “copernicana” del pensiero (partendo dal caro vecchio Kant) sta proprio in questo cambio di prospettiva: partire dall’io, dalla scelte del soggetto, e non più da quello che agisce intorno ad esso.
"Nel calcio, però, come spesso accade, le cose funzionano un po’ al contrario, anche e soprattutto dal punto di vista “filosofico”: e così, può accadere che l’essere oggetto di una scelta divenga più rivoluzionario di scegliere. Regressione ontologica? No, progressione calcistica. Perché la filosofia è certamente in ogni cosa, ma il calcio c’insegna che spesso gli assiomi e i dogmi, se inseriti nell’universo di questo sport, vengono ribaltati dalla divina cabala pallonara, e i tifosi del Torino forse lo sanno meglio di chiunque altro.
"Comunque sia, qua non si parla di destino o fato, qua si parla di concretezza, di rivoluzione: il Torino - abbandonando i giri di parole - è passato dal scegliere i giocatori, all’essere scelto da essi, ribaltando il canovaccio “kantiano”, ma in maniera più che positiva. Prendiamo Daniele Baselli e Davide Zappacosta: è vero, l’unica offerta concreta e "rispettosa" è arrivata dai granata, ma loro potevano benissimo “non scegliere” il Toro, visto che Milan, Fiorentina e Juventus erano pronti ad assicurarsi chi uno chi tutti e due. Eppure, loro hanno scelto, hanno scelto il Torino, e lontanissimi sembrano quei tempi in cui Amauri arrivava l’ultimo giorno di mercato, venivano tesserati giocatori come Gabbionetta e Surraco, e il Toro sceglieva, sceglieva in continuazione (185 i calciatori con almeno 1’ in campo negli ultimi 10 anni granata), e mai veniva scelto. O meglio: mai veniva scelto da giocatori di un certo livello, giovani e pronti a mettersi in gioco.
"E che dire, ancora, di Belotti? Blindato (a parole) a più riprese da Zamparini e Iachini, ha puntato i piedi per andare via, e quando ha saputo dell’interessamento del Torino, ha meravigliosamente scelto. Non si è fatto solo scegliere, no: egli si è mosso anche e soprattutto verso i granata, con la speranza nel cuore di diventare un nuovo idolo di quella Maratona che - al pari dei colori granata - ha finalmente ritrovato un appeal che sembrava per sempre perduto.
"Ed è qui, veramente, che sta la vera rivoluzione “copernicana”, la reale e tangibile inversione di tendenza di cui Ventura per primo, con il grande aiuto di un formidabile Petrachi, è protagonista assoluto: i talenti italiani hanno visto di cosa è capace di creare la piazza granata, di cosa Ventura è in grado di fare con il loro talento grezzo, e ne sono meravigliosamente attratti. Di nuovo.
"Potendo scegliere, loro hanno scelto: hanno scelto il Toro.
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