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toro
di Federico Floris
Nell’ambiente granata dopo la decisione del presidente Urbano Cairo di esonerare Walter Novellino per affidarsi al De Biasi tris sì è scatenato un ampio dibattito sulla bontà o meno della scelta operata dal primo dirigente e dalla società che rappresenta.Subito dopo la netta sconfitta di Genova avevo espresso il personale parere che si accordava con quanti pensavano fosse assolutamente necessario dare una scossa ad una squadra che quel pomeriggio era parsa davvero alla deriva, molle e priva di logica. Nel calcio, si sa, quando le cose vanno male ed il mercato è chiuso l’unica cosa che si può cambiare per cercare di invertire la rotta è l’allenatore.Novellino nel corso della propria esperienza al Toro ha messo grande impegno per tener fede alle promesse della vigilia ma ha commesso diversi errori. In otto mesi complice anche l’incredibile numero di infortuni non è riuscito a garantire un assetto tattico stabile, ha cambiato settimanalmente formazione titolare ed infine non ha impresso sulla sua squadra un gioco chiaro e convincente. Inoltre, come è emerso dalle sue dichiarazioni di ieri, ha accettato di guidare un gruppo di giocatori che non sentiva suo.
Certo, la scelta di Cairo di richiamare ancora una volta De Biasi a tanti appassionati è parsa rischiosa, 'zampariniana', ed ha colto di sorpresa. Un po’ perché l’allenatore veneto era impegnato in Spagna con il Levante e benché si sapesse che GdB si sarebbe potuto liberare piuttosto facilmente non molti avrebbero scommesso su un suo ennesimo approdo sotto la Mole. Invece l’addio dello scorso maggio era solo un arrivederci. Una scelta, quella di richiamare Mister Promozione & Salvezza, che ha messo il primo dirigente granata sotto una nuova luce. Cairo invece di puntare su una temporanea soluzione interna alla società (Pigino con Asta o Scienza, persone e professionisti che avrebbero comunque meritato una chance importante per la passione, abnegazione e competenza con cui lavorano quotidianamente per il settore giovanile del Toro) per poi ripartire da zero a giugno ha preferito mettere da parte l’orgoglio personale ed i dissapori passati per affidarsi ad un uomo esperto che sinora gli ha sempre garantito i risultati promessi, raggiungendoli con le unghie e con i denti.
Senz’altro questa decisione va a scontrarsi con il progetto societario e di squadra intrapreso con convinzione meno di dodici mesi fa: ieri in conferenza stampa lo stesso presidente granata ha riconosciuto di aver commesso diversi errori di gestione, dovuti a suo giudizio alla relativa inesperienza personale nel mondo del calcio professionistico, e tale ammissione è parsa davvero figlia di una severa autocritica. Un segnale rilevante e positivo.Ciò che conta nell’immediato, come ha dichiarato proprio De Biasi, è che tutto l’ambiente remi dalla stessa parte per raggiungere un obiettivo troppo importante per una piazza come Torino: la permanenza in A.Poi se tale traguardo verrà centrato (come tutti sperano nonostante il cammino di qui alla fine sia tutt’altro che semplice) bisognerà concentrarsi su una seria programmazione per la stagione a venire che a questo punto non potrà prescindere da una riconferma proprio di De Biasi (si parla di un biennale). Sarà quindi fondamentale che il presidente Cairo una volta individuati ed ammessi gli errori ne faccia tesoro per evitare di commetterne di simili in futuro.
Ora bisogna che i giocatori, principali ‘protagonisti’ (chi più chi meno) della deludente stagione in corso e senza più alibi dopo l’esonero di WAN, facciano quadrato e si compattino lasciandosi trascinare dall’entusiasmo positivo del nuovo/ vecchio allenatore dimostrando di tenere almeno un po’ alla maglia che indossano e di lottare per far sì che non retroceda.
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