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In seguito al susseguirsi di voci, e alle numerose e pressanti richieste, la Redazione ritiene doveroso fare il punto su tutto ciò che si sente intorno alla proprietà del Torino FC. Trattasi di un gran numero...
"In seguito al susseguirsi di voci, e alle numerose e pressanti richieste, la Redazione ritiene doveroso fare il punto su tutto ciò che si sente intorno alla proprietà del Torino FC. Trattasi di un gran numero di ipotesi, per ora non suffragate da nulla di concreto, che è impossibile ignorare per la loro quantità ma nelle quali è bene cercare di mettere ordine, lasciando come sempre che siano poi i lettori a farsi la propria idea.
"L'argomento “essemmesse” è stato per parecchio tempo uno dei più gettonati in casa Cairo. Alle critiche (che ancora non erano aperte contestazioni), il presidente del Torino usava spesso ribattere che chi lo metteva in discussione era la celebre esigua minoranza, mentre lui, dal suo canto, poteva vantare grandi quantità di messaggini che tanti tifosi gli inviavano sul cellulare infarcendoli di solidarietà e stima. Da tempo, ormai, già da prima del grande silenzio di quest'ultimo periodo, il numero uno granata non tirava più in ballo questa forma di difesa; gli unici sms di cui si parli ultimamente sono quelli che hanno portato i PupoSavoia al quasi trionfo sanremese (anche qui, con contorno di polemiche e con contestazioni di una parte di pubblico che non sembrava esattamente una “minoranza”).
"Torniamo al Toro. Cairo non parla. Questa è stata una notizia, sul principio; già in un paio di circostanze, in passato, il pres aveva annunciato che non avrebbe più rilasciato dichiarazioni, salvo poi non riuscire a resistere alla propria verbosità e al piacere dell'apparire, e smentendo presto tale intenzione. Stavolta, no: nessun annuncio, ma silenzio ormai prolungato, praticamente dalla fine del 2009 non si sente parola da parte sua, tanto che ora non è più neppure una notizia. Perché? Probabilmente, si dirà, perché la contestazione diventata aperta e dura non invoglierebbe nessuno ad un comportamento diverso. Logico e inoppugnabile. Altrettanto legittimo, però, che alcuni vedano “altro” dietro al perdurante silenzio cairota.
"Le voci su una cessione del Torino FC da parte del suo attuale proprietario esistono da tempo, ma mai come ora si susseguono e si sovrappongono. Si discute, negli ambienti granata, analizzando i possibili elementi a suffragio di tale ipotesi, e quindi si cercando i nomi che potrebbero sostituire l'editore alessandrino alla guida del club di via dell'Arcivescovado. Tra sogni vecchi e nuovi, possibilità meno luccicanti ma con una maggior aura di concretezza attorno a sé, progetti che parimenti sono sempre stati belle fantasie ma che ora prendono corpo, nomi, nomi, nomi. Difficile, allo stato attuale delle cose, trovare chi non si dica interessato a discutere del futuro del Toro: ad oggi, la squadra si trova in quello che sarebbe il secondo peggior piazzamento in 104 anni di storia, e rifiutare a priori di valutare come uscire dall'evidente fallimento parrebbe esercizio forzato.
"Prima ancora di valutare i potenziali candidati, c'é chi paventa lo spettro-fallimento. Non tanto per una forma di fiducia ormai in seria via d'estinzione, ma perché, con l'indimenticato choc del 2005, pensa che dietro a Cairo non ci sia nessuno. E' lo stesso attuale proprietario a dar forza a questa corrente: più volte ha affermato che sarebbe pronto ad ascoltare eventuali candidati compratori, ma che si scontra con il fatto che non ve ne sono. Questo, fino a poco tempo fa; ora, non rilasciando più dichiarazioni di sorta, lascia il dubbio che qualche soggetto con cui discutere esista. Lo alimenta, non affermando né una cosa né il suo contrario. E' proprio vero che, oltre a lui, non si trovi un imprenditore pronto ad entrare nel calcio? Gli esempi del Torino 2005, del Bari e del Bologna 2009, direbbero che in effetti non è facile trovare chi sia intenzionato a farlo. Per lo meno, non chi lo voglia fare e sia, al contempo, titolare di un'azienda seria.
"Tempo addietro, prima ancora che il nome della s.p.a. pugliese venisse reso noto, abbiamo contattato i vertici della Meleam, società che si occupa di sicurezza sul lavoro e che sapevamo interessata al mondo del pallone. Scoprimmo che questa aveva tentato prima di buttarsi sul Gallipoli, rimasto senza padrone; quindi sul Foggia, portando avanti per settimane una trattativa sfociata nel nulla; e poi fu la volta del Bari, tentativo che costrinse Matarrese a convocare una conferenza-stampa in cui dichiarava di non voler avere a che fare con quelle persone che proponevano l'acquisto del pacchetto di maggioranza con pagamento sine die (ossia, in parole povere: “non si sa quando”). Le persone con cui parlammo garantirono sulla serietà delle loro intenzioni, ma certo i fatti fin lì raccolti dicevano altro. (1/continua)
(foto M.Dreosti)
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