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Lazio, caso-tamponi: la ASL non ha ricevuto comunicazioni sui positivi

Silvio Luciani

Il caso / Emergono nuovi elementi sull'inchiesta della Procura Federale: la Lazio non avrebbe comunicato la positività di Immobile alla ASL

"Non accennano a placarsi le polemiche sul caso tamponi della Lazio dopo le nuove indiscrezioni emerse nell'edizione odierna della Gazzetta dello Sport. Secondo quanto riportato dal quotidiano sportivo infatti, allo scenario già complicato dell'ultima settimana, culminato nell'indagine della Procura Federale della Federazione, si aggiungerebbe un elemento molto importante che aggraverebbe i sospetti di irregolarità nel comportamento della società del presidente Lotito. La Asl Roma 1, autorità sanitaria competente per quanto riguarda i calciatori biancocelesti, non avrebbe ricevuto comunicazione formale relativa alle positività emerse dai tamponi della Lazio, in particolare quello di Ciro Immobile che è sceso in campo ed ha anche realizzato un goal decisivo nel match di campionato contro il Torino.

"L'OBBLIGO DI COMUNICAZIONE - In Italia però, sia secondo il protocollo della Figc che secondo la legge, c'è l'obbligo in capo ai club, di comunicare tutti i casi di Covid alle autorità sanitarie locali. Il Protocollo pone questo adempimento come fondamentale per permettere "all’operatore di sanità pubblica del Dipartimento di Prevenzione territorialmente competente di provvedere, nei confronti dei contatti stretti, alla prescrizione della quarantena". La Gazzetta, poi, sottolinea come il Cts abbia più volte chiarito che: "A proposito del caso dei calciatori positivi al contagio dal coronavirus, richiama gli obblighi di legge sanciti per il contenimento del contagio e ribadisce la responsabilità dell’Autorità sanitaria locale competente e del medico sociale per i calciatori e del medico competente per gli altri lavoratori". E proprio per questo, le attenzioni della Procura Federale sarebbero indirizzate sui contatti tra Lazio e Asl Roma 1.

"IL CASO IMMOBILE - Riportando questi elementi al caso di specie, quindi alla positività di Ciro Immobile nella partita contro il Torino, il quadro per la Lazio si complica. L'ex attaccante del Toro, è stato fermato dal laboratorio Synlab per due volte in una settimana: il 26 ottobre e il 2 novembre (prima delle partite contro Bruges e Zenit in Champions). Ma la Lazio lo ha fatto scendere in campo contro il Torino il 1 novembre: perché? La Lazio gli ha dato il permesso di tornare in campo grazie al doppio tampone del 30 e del 31 ottobre (elaborato dal laboratorio di Avellino, forte anche del fatto che la positività emersa fosse "debole". Ma le indicazioni del Cts (e ancor più banalmente la legislazione vigente in materia) non lo permetterebbero: "Nelle nostre linee guida non c’è distinzione tra debolmente positivo e positivo. Se da un tampone molecolare emerge una positività, di qualsiasi livello, il paziente è positivo e va isolato per 10 giorni" ha dichiarato a riguardo Giovannella Baggio, membro del Cts e professoressa universitaria di Medicina di genere. D'altronde le regole sono le stesse per qualsiasi paziente affetto da Covid-19, quindi anche per i calciatori. Immobile, quindi, per uscire dall'isolamento fiduciario e giocare contro il Torino all'Olimpico avrebbe avuto bisogno di una validazione della propria negatività da parte dell'Asl Roma 1, che secondo quanto riporta Gazzetta non ci sarebbe stata.