- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
gazzanet
Il match tra Lazio e Torino è sempre più vicino e negli ultimi giorni si registrano i vari pensieri e stadi d'animo dei giocatori delle due compagini che saranno protagonisti sul terreno di gioco lunedì sera. A tal proposito alcuni rappresentanti della formazione biancoceleste sono stati protagonisti, nella giornata di ieri, dell'appuntamento sociale presso l’Istituto Comprensivo Angelica Balabanoff di Roma; dove alcuni tesserati - tra i quali proprio Marchetti - sono stati autori dell'iniziativa “Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”. L’iniziativa consiste in un vero e proprio “tour biancoceleste” all’interno delle scuole elementari e medie inferiori di Roma e provincia volto alla promozione della formazione della cultura sportiva.
Sono stati tanti gli argomenti trattati dai giocatori laziali ma risultano essere degne di nota in particolar modo quelle del doppio-ex di Lazio-Torino: Federico Marchetti che ha parlato ai microfoni di Lazio Style Channel: “I valori più importanti dello sport sono tanti, il principale è il rispetto per i compagni e per l'avversario. È alla base per praticare qualsiasi sport. Poi ci sono il sacrificio, la voglia di migliorarsi sempre”
I ricordi dell'avventura granata poi - indissolubilmente legati al fallimento societario - non sono poi ottimi: “A me è capitato di pensare di mollare, quando a 22 anni ero in ritiro con il Torino. La società fallì, ho passato 20 giorni da disoccupato. Qualche pensierino del genere può venire pensando ai sacrifici fatti fino a quel momento. È stato un periodo difficile, poi l'ultimo giorno di mercato mi ha chiamato un ds che avevo già avuto e mi ha dato l'opportunità di ripartire. da lì ho ripreso alla grande e sono arrivato in serie A. Non bisogna mollare mai e crederci sempre".
Poi ancora: “Che avrei fatto se non fossi diventato calciatore? Facevo ragioneria linguistica. Credo che avrei fatto l'Animatore in qualche villaggio straniero o interprete... Sacrifici? I sacrifici da fare sono tanti, soprattutto da giovane. Sono andato via di casa a 14 anni, mi sono trasferito a Torino. Ero in un convitto con altri ragazzi di tutta Italia. Mi svegliavo alle 7, andavo a scuola, pranzo veloce e poi allenamenti”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA