Si aggiungono nuovi ed inquietanti particolari sulla vicenda tamponi, che nel corso dell'ultima settimana ha travolto la Lazio. Le ultime notizie ufficiali, a poche ore dal match che vedrà la squadra di Simone Inzaghi impegnata contro la Juventus, parlano della "nuova" positività al Covid-19 di Strakosha, Leiva e Immobile.
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Lazio, uno scandalo conclamato: ora il 3-0 a tavolino al Torino è il minimo
Ma ripercorriamo i fatti in ordine cronologico. È martedì 27 ottobre quando alcuni giocatori della Lazio (tra cui Immobile) vengono fermati dalla Uefa dopo essere risultati positivi all'ultimo giro di tamponi. La Lazio gioca in Belgio contro il Bruges senza il giocatore sopracitato più Strakosha e Leiva (ufficialmente indisponibili per motivi fisici) ed il 29 ottobre è nuovamente in Italia. L'1 novembre però si gioca contro il Torino e la società decide di sottoporre nuovamente al tampone l'intero gruppo squadra. Risultato? Strakosha, Leiva e Immobile risultano disponibili e vengono arruolati per la trasferta di Torino. Gli ultimi due scendono persino in campo, incidendo in maniera importante sul risultato finale (è di Immobile il provvisorio 3-3). Ma questa è un'altra storia.
La vicenda prosegue e tra il 2 ed il 3 novembre Strakosha, Immobile e Leiva risultano nuovamente positivi ai tamponi effettuati dal Uefa. A questo punto interviene la Procura della Figc, che decide di approfondire la vicenda e apre un fascicolo. Passa qualche giorno e i nuovi test condotti dal Campus Biomedico di Roma - e non dal laboratorio di Avellino, a cui si era sempre affidato il club biancoceleste - accertano la positività dei tre calciatori, con conseguente comunicazione all’Asl come previsto da protocollo. C'è però un ulteriore dettaglio da sottolineare. Vista la debole positività di Immobile (seppur debole) e non solo ai test precedenti, secondo il protocollo, la Lazio avrebbe dovuto comunicare la positività all’Asl di competenza che avrebbe dovuto far scattare l’isolamento per i giocatori in questione. Un elemento tutt'altro che di poco conto, visto che - secondo le linee guida imposte dal Cts e secondo la legislazione vigente in materia - non esiste una "distinzione tra debolmente positivo e positivo" e pertanto, come dichiarato nei giorni scorsi dalla professoressa e membro del Cts Giovannella Baggio "se da un tampone molecolare emerge una positività, di qualsiasi livello, il paziente è positivo e va isolato per 10 giorni”.
In altre parole: contro il Torino la Lazio non solo sarebbe venuta meno a leggi di giustizia ordinaria e sportiva, ma potrebbe anche aver messo a repentaglio la salute di tutti i presenti. Una scelta che col senno di poi risulterebbe sconsiderata e tutt’altro che ottemperante ai regolamenti, ma piuttosto coerente con le idee personali del medico sociale biancoceleste - il dottor Ivo Pulcini - già fattosi notare negli scorsi mesi nell'ambiente per le sue affermazioni pseudo-complottistiche nei confronti del Covid-19 (come "Io sono da sempre contrario alla quarantena" o ancora "Secondo me il Coronavirus sta morendo"). Ma attendersi ragionevolezza e rispetto da parte di una società guidata da un presidente che appena 24 ore fa ha affermato a La Repubblica che "anche nella vagina delle donne ci sono i batteri, ma mica tutti sono patogeni" forse in effetti può sembrare un po’ troppo.
Stando così le cose, il minimo che ci si aspetta dalle istituzioni del calcio è l'assegnazione della sconfitta a tavolino del match vinto sul campo contro il Torino. La società granata, non informata per tempo sulla debole positività dei giocatori biancocelesti, sarebbe stata inconsapevolmente esposta a un rischio di contagio e occorre dunque fare chiarezza per evitare episodi del genere si ripresentino in futuro con conseguenze peggiori. Sarebbe questa la punizione minima in un campionato che ha già visto, per violazioni molto meno gravi, l'assegnazione a tavolino di due partite come Verona-Roma (per un "semplice" problema burocratico riguardante il mancato inserimento di un giocatore nella lista dei giocatori eleggibili) e Juventus-Napoli. E se in seguito a quest’ultimo precedente il sindaco partenopeo De Magistris dichiarò che "in tempi di pandemia l’etica viene prima della regola", oggi si ha la netta sensazione che la Lazio sia venuta meno ad entrambe.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI:
26 ottobre
Il gruppo squadra della Lazio viene sottoposto ai tamponi Uefa prima della sfida di Champions League con il Bruges
27 ottobre
Alcuni calciatori, tra cui Immobile, vengono trovati positivi dai test Uefa.
30 ottobre
Immobile e i due compagni (Leiva e Strakosha) risultano negativi al tampone molecolare di Diagnostica Futura di Avellino prima del match contro il Torino.
31 ottobre
Anche il secondo tampone dà esito negativo e i giocatori vengono convocati dalla Lazio.
1 novembre
Immobile e Leiva entrano nel secondo tempo della gara con il Torino, mentre Strakhosha rimane in panchina.
3 novembre
I tre giocatori si allenano in gruppo ma non partono per la Russia in seguito ai tamponi Uefa, ai quali risultano nuovamente positivi. La Procura federale apre un'inchiesta.
6 novembre
Immobile, Leiva e Strakosha risultano negativi ad Avellino, ma positivi al test del Campus Biomedico di Roma.
7 novembre
I tre calciatori lasciano Formello e non vengono convocati per il match contro la Juventus.
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