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di Andrea Ferrini
Subito dopo aver sgranato gli occhi alla (non)vista del pallone sparato da Parisi nell’angolino alla sinistra di Bardi, l’immagine più bella che ha lasciato questo...
di Andrea Ferrini
Subito dopo aver sgranato gli occhi alla (non)vista del pallone sparato da Parisi nell’angolino alla sinistra di Bardi, l’immagine più bella che ha lasciato questo Torino-Livorno è stato lo scatto di tutti i giocatori in maglia granata per andare ad abbracciare l’autore della fucilata.
In qualsiasi parte dello schermo si trovassero tutti quanti si sono lanciati verso il medesimo punto, per andare a sommergere il loro compagno rimasto immobile con le braccia verso il cielo (“Col tempo ho imparato a controllarmi – confesserà nel post partita – non corro più come un matto come una volta”).
Già Antenucci e Di Cesare erano stati stuzzicati in merito alle “esultanze-penitenza” (video), nelle quali l’autore del gol viene riempito di manate, coppini, scuzze, chiamateli come volete, e riemerge solamente alcuni minuti dopo sorridente ma provato.
Antenucci accusa Di Cesare di essere colui che ha dato il via a questa dolorosa moda per gli attaccanti, mentre Di Cesare ironizza che Antenucci quest’anno segna meno apposta per non sottoporsi al rito.
I paragoni con lo scorso anno si sprecano, anche se i reduci del Toro di Lerda negano, giurando che le esultanze di gruppo c’erano eccome anche all’epoca. Quello che pare diverso, quest’anno, è lo spirito con cui si gioisce insieme ai compagni di squadra. I sorrisi e gli abbracci sembrano avere tutto un altro sapore, paiono più veri, più sentiti, più sinceri.
Insomma non solo è bello segnare, lo è sempre stato, ma anche vedere quelle undici maglie granata, più i giacconi blu che partono dalla panchina, che corrono, si abbracciano e gioiscono perché quel pallone è rotolato (o sparato stile siluro) in porta.
Una menzione speciale va riservata a Davide Morello il quale, nonostante non abbia ancora visto il campo quest’anno, si sottopone spesso e volentieri a una sessione di scatti extra per andare ad abbracciare il goleador di turno. Anche il suo è un sorriso che fa piacere vedere nell’esultanza collettiva.
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