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L’ipocrisia del punticino

Andrea Viscardi
L'Opinione / La partita con la Sampdoria ha visto, dopo il fischio finale, un Ventura apprezzato per le scelte tattiche in itere. In realtà, senza quel gol al 94', tutti avremmo parlato di fallimento

Strano mondo, quello calcistico, in cui un punto acciuffato per il rotto della cuffia, all’ultimo minuto, può cambiare i giudizi in modo radicale. In molti hanno apprezzato la scelta di Ventura di cambiare tattica per cercare di recuperare la partita, ed altri hanno addirittura esaltato un punticino strappato ad una Sampdoria allo sbando, al 94’, con un pizzico di fortuna data la mala gestione del pallone da parte degli avversari. Ben venga il punticino, se serve a dare un po’ più di convinzione alla squadra. Occorre, però, anche essere realisti ed equilibrati. D'altronde – inutile nascondersi – senza quella rete a tempo scaduto, tutto avremmo urlato al fallimento.

Parlare di svolta, di punto di partenza, di cambiamento della mentalità della squadra, appare di tutto anacronistico. La formazione scesa in campo a Genova, per certi versi, può essere oggetto di critiche. Martinez dal primo minuto, Immobile fuori, Baselli out a favore di un centrocampo più quantitativo (il ragazzo a dire il vero è poi apparso nervoso una volta in campo, rimediando un giallo evitabile che non gli permetterà di giocare contro il Chievo). Scelte che hanno evidenziato un Torino ancora più contratto del solito nella gestione del pallone in fase di costruzione, poco lucido e ancora meno incisivo nel finalizzare.

Sono scelte dell’allenatore, che poi è stato comunque più abile di altre volte nell’adattare la squadra a partita in corso, ma sono scelte che hanno permesso alla squadra doriana, in crisi di gioco, di punte, e anche di condizione fisica (due infortuni in 45’), di riacquistare coraggio minuto dopo minuto. E non si parli di svolta tattica nell’inserimento della terza punta, perché tale scelta è già stata vista, in passato, e sempre in condizioni disperate: come sarebbe stata un’eventuale sconfitta a Genova.

Ad ogni modo, non si cade nella blasfemia neanche se si sottolinea qualche altra anomalia. Sarebbe stato interessate ascoltare le opinioni dei media e dei tifosi granata al 93’ del secondo tempo...

Un conto è affermare l’importanza del punto rimediato a Genova, un altro estendere questo (unico) dato positivo ben oltre, alla mentalità, al modo di giocare, a piccoli segnali di ripresa. In verità, la Sampdoria di mercoledì ha dimostrato, al momento, di essere di poco superiore forse solo al Verona, e per lo più per iniziativa di singoli di qualità quali, ad esempio, Soriano.

Sino al 93’, infatti, la partita sarebbe stata definita come l’ennesima dimostrazione di una squadra allo sbando. Una partita scialba, con poche idee e poche occasioni costruite, soprattutto se si considera la disastrosa prestazione dei difensori doriani.

Non si parli allora di ripresa o di segnali positivi, all’infuori del non essere usciti da Marassi a mani vuote. Si parli, piuttosto, di un punto che può in qualche modo fare morale, elemento certamente importantissimo, ma ben lontano dall’essere quel segnale di svolta che tutti si attendevano.