Ti infastidisce sentire da fuori alcuni giudizi secondo i quali il Toro poteva fare di più? "Ormai no. Bisogna essere onesti e dire quello che pensi. Di te stesso bisogna dire le cose belle ma anche riconoscere gli errori. Non mi faccio condizionare da chi dice delle cose per i suoi interessi. Io posso dire che ho ereditato una squadra che lottava per la retrocessione con tanti giocatori in scadenza o prestito, ora siamo nella parte sinistra della classifica (almeno speriamo di rimanerci) con tanti giocatori giovani e di proprietà. Questa è la mia eredità. Dopodiché nel cammino ho fatto degli errori. Penso di aver fatto cose belle, tante, ma anche errori. Quello che dice chi parla da fuori non ti deve far perdere integrità. Ammettere gli errori è una cosa che ti fa migliorare”.
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Guardandoti indietro, giudicando l’esperienza di Torino, rimarranno dei rimpianti anche a livello di esperienza vissute fuori dal campo?È un processo. Non è che arrivi in un posto e sai tutto quello che devi fare. Hai una sensibilità, ti comporti come ritieni giusto, poi se fai stronzate fai delle analisi e capisci dove hai sbagliato. Per arrivare a vedere le cose come le vedo adesso dovevo vivere tutte le situazioni che ho vissuto.
Hai detto di aver capito la piazza, pensi che la piazza ha capito te? “Non lo so. Penso che una società esiste perché ci sono dei tifosi. Nella struttura mentale dei tifosi, si deve ottenere l’Europa. Quindi ogni persona che lavora qui deve avere chiara questa cosa. Questo porta a riconoscimento e felicità. Tutto il resto va in secondo piano. Non so se i tifosi mi hanno capito"
10.30 - Termina la conferenza stampa.
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