A livello di sensazioni, quale è stato l'impatto dei primi giorni di Toro? Sia sul piano tecnico che su quello ambientale. "Il Toro rappresenta la storia del nostro mondo calcistico, io sono veramente orgoglioso di poterla rappresentare, è una responsabilità veramente importante. Essere qui vuol dire questo".
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Torino, Vanoli si presenta: “Questa società è magia e dobbiamo capirlo tutti”
Sente la responsabilità di alzare l'asticella delle ambizioni del club? Quanto è difficile arrivare in una squadra che è reduce da tre anni vissuti in un certo modo? "Ringrazio anche io Juric perché ho trovato una squadra con una cultura importante, poi ogni allenatore ha una sua filosofia. Io voglio creare un Torino seguendo la mia idea di gioco. Su questo devo lavorare. So che bisogna lavorare tanto, ma questo non mi ha mai spaventato. Sono sicuro di poterci arrivare, grazie ai giocatori che con il presidente e il direttore stiamo scegliendo. Gli obiettivi devono partire da un'idea di gioco. Secondo me nella vita bisogna essere concreti. Questa prima parte mi serve tanto per conoscere questo gruppo e per far capire cosa io voglio in futuro. Gli acquisti che faremo saranno in questa prospettiva".
Dal punto di vista tecnico in cosa è complicata la transizione con l’era Juric?“Non sono abituato a confrontarmi ai miei colleghi. Sicuramente, come ho detto, ho trovato una cultura del lavoro molto importante. Ora i giocatori devono capire velocemente quelle che sono le mie idee, che possono essere diverse da allenatore ad allenatore”.
Domanda per Cairo: cosa la ha convinta di Vanoli? "Non lo conoscevo in prima battuta, avevo visto qualcosa del Venezia ma molto sporadicamente. Me ne ha parlato Vagnati, che lo ha seguito molto. Mi ha raccontato del suo calcio divertente e propositivo con attenzione ovviamente alla fase difensiva. Lui nasce difensore, poi quando collaborava con Conte in particolare si occupava della fase difensiva. Ha un'attenzione notevole a questo aspetto. Quando Davide mi ha proposto di incontrarlo, l'ho fatto volentieri. Mi ha raccontato la sua carriera di calciatore e di allenatore, le esperienze fatte. Ho visto in lui una voglia di fare e di affermarsi. E il fatto che abbia rinunciato a seguire Conte al Tottenham, un incarico prestigioso ma tranquillo rispetto a quello di essere il primo allenatore, mi ha convinto. Ho visto delle analogie con il mio percorso, perchè anche io iniziai come collaboratore di Berlusconi, poi ho deciso di prendermi i rischi del caso, assumendomi mie responsabilità. Questo mi è molto piaciuto nel racconto che lui mi ha fatto. Quello che abbiamo fatto dice molto di quello che siamo e di quello che potremo fare. In lui, ho visto la voglia di fare. Da primo allenatore è al suo quarto campionato, è in una fase di decollo e ho visto in lui cose che mi sono piaciute".
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