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“Lo studio, il Toro e le battute sul mio cognome…”: Buongiorno si racconta
Alessandro Buongiorno si è raccontato nel format "Salvato nelle note" di Cronache di Spogliatoio, spaziando su diverse tematiche inerenti alla sua vita e alla sua carriera, dalla scuola al Torino, passando per i fraintendimenti avuti (e che continua ad avere) quando si deve presentare e dire il suo cognome...
Il racconto inizia a partire dal lontano 2005, quando a Buongiorno arriva un'offerta per un provino nel Torino. "Mi è arrivata un’offerta dalla mia squadra del cuore: un provino con il Torino. Tutta la mia famiglia, da sempre, è granata. Sono andato ad allenarmi con loro e mi hanno scelto. Ma non sapevo se accettare. Io volevo solo divertirmi con i miei amici al Barracuda. Benedetti, il responsabile della scuola calcio, allora mi disse: «Dai, vieni qui per tre mesi. Se non ti trovi bene, torni indietro». Così, il Torino è stata la mia scelta. Nei primi mesi ero tesserato anche per il Barracuda, e una volta è capitato addirittura che giocassimo contro! Ho fatto un tempo con ciascuna squadra. Ho giocato anche contro il Genoa e ho marcato Nicolò Zaniolo".
L'attuale centrale difensivo del Torino ha sempre tenuto un profilo basso, senza esaltarsi, nemmeno con i coetanei, come in questo episodio: "Ho conosciuto un ragazzo, Alessio, durante la ‘Settimana dei recuperi’ a scuola. Mentre giocavamo al campetto dell'istituto, mi raccontava che era il capitano del Cenisia. Mi diceva di quanto fosse forte, dei suoi gol. Io, invece, non ho parlato del Torino. Il giorno dopo a scuola è venuto da me: «Ma come? Sono stato tutto il giorno a tirarmela che ero il capitano del Cenisia… e tu invece giochi nel Toro!?». Sono fatto così, non sono uno di quelli che va a sbandierare in giro che fa parte di una società professionistica. Una volta, durante una vacanza in Abruzzo con i miei genitori, soltanto l’ultimo giorno quelli del gruppo vacanze hanno scoperto che giocavo a calcio. Non mi sono mai sbilanciato, vivo il mio sogno a occhi aperti, come quando faccio il raccattapalle per la Primavera o per la Prima Squadra".
Nel 2018, Buongiorno ha preso la maturità, studiando anche fino a tarda notte durante l'anno se necessario. Fondamentale è stato anche l'aiuto dei professori. "Sono uscito dalle superiori con 86. E' stata un’impresa negli ultimi due anni. Da quando sono salito in Primavera, ci allenavamo la mattina o facevamo il doppio allenamento giornaliero. Ma non ho mai messo in discussione lo studio. Devo comunque ringraziare i miei professori: si sono resi disponibili ad arrivare a scuola prima dell’apertura per interrogarmi o farmi fare le verifiche. Ho passato due anni a studiare fino a tarda notte, andare alle 7.30 per sostenere le mie prove e poi al campo. Frequentavo le lezioni solo 3 volte a settimana, poi mi mettevo in pari nel pomeriggio".
Dopo 5 anni dalla maturità, ora Buongiorno è ad un passo dal conseguire la Laurea in Economia: "A febbraio mi laureo! Non ho mai pensato di smettere di studiare dopo la Maturità. Appena dato l’esame, sono andato in prestito al Carpi, e dato che erano stati due anni frenetici per coniugare tutto con il calcio, me ne sono preso uno di riposo. Ma mi sono accorto subito che avevo tanto tempo libero dopo gli allenamenti: uscivo, giocavo alla play, mi sembrava di sprecarlo. Così, tornato a Torino, mi sono iscritto a un’università online che mi permettesse di non dover frequentare. Nella scorsa stagione, ho dato un esame in ritiro a Cagliari, prima della partita. Il corso che ho scelto è sulle strategie di comunicazione nel marketing: ho fatto la tesi sul marketing emozionale con vendita al dettaglio dell’intrattenimento, portando a esempio il caso del Torino. Ho intervistato il direttore commerciale e coloro che gestiscono il Granata Store. Ora voglio fare la Magistrale, un Master, oppure studiare lo spagnolo".
Per concludere, Buongiorno racconta anche i vari fraintendimenti avuti con il suo cognome in carriera e nella vita: "Ormai ho imparato, quando mi presento dico «Alessandro Buongiorno, come il saluto», prima che qualcuno non capisca. Come il primo giorno al Torino. Sono arrivato in campo, davanti a tutti, e l’allenatore mi ha chiesto: «Come ti chiami?». E io: «Buongiorno». E lui: «Buongiorno anche a te, come ti chiami?». E io: «No no, Buongiorno». Insomma, siamo andati avanti un minuto… e da lì è diventato un rito. Mi capita continuamente. Mi dicono: «Immagino che te la facciano tutti questa battuta!». Moretti, che sin da subito ha creduto in me come Burdisso, mi dice sempre che sono presuntuoso: «Ogni volta che saluti qualcuno, dici il tuo cognome!». In squadra ci sono pure Adopo e Ola… Aina. Insomma, potete immaginare cosa possa accadere in spogliatoio. Adopo mi ha fatto morire dal ridere nell’amichevole contro l’Almería. Lui è solito salutare dandoti il cinque e poi battendosi sul petto il pugno, in segno d’amicizia. Ecco, gli è scappato di farlo pure con l’arbitro. Non ci credevo!"
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