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L’uragano granata si abbatte sull’Atalanta

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E adesso, dopo l’uragano granata che ha sconquassato la terra bergamasca con la goleada di 5 reti, i detrattori del gioco venturiano dovranno per forza chinare la testa e zittirsi di fronte alla prova di forza che il Toro ha dato vincendo in...
Gino Strippoli
Gino Strippoli Condirettore editoriale 

E adesso, dopo l’uragano granata che ha sconquassato la terra bergamasca con la goleada di 5 reti, i detrattori del gioco venturiano dovranno per forza chinare la testa e zittirsi di fronte alla prova di forza che il Toro ha dato vincendo in trasferta una partita a dir poco difficile. Adesso riecheggiano lontane le voci di certi tifosi che dopo la partita contro il Pescara malignavano sulla vittoria contro gli uomini di Stroppa: “ Vedrete che il Toro quando incontrerà squadre davvero forti andrà a fondo…. sì, abbiamo vinto ma contro il Pescara che è già condannato alla serie B…. difficile trovare tre squadre meno forti del Toro per non andare in B” e via discorrendo. A parte il fatto che il Pescara sta facendo vedere i sorci verdi a tutte le squadre che sta affrontando (chiedere al Palermo e al Cagliari), la vittoria granata quel giorno riportò il giusto entusiasmo con gran gioco e soprattutto tanto impegno agonistico. La vittoria di Bergamo ha dimostrato che il Toro sa soffrire senza calare le braghe quando il pallino del gioco lo hanno gli avversari, e questo è successo per una buona parte del primo tempo, ma sa anche svegliarsi al momento giusto, imponendosi con carattere.    SQUADRA MAI DOMA Sono anni che si sperava di avere finalmente in campo una squadra mai doma, adesso Ventura l’ha consegnata al popolo granata. Una vittoria senza paura, perché il mister granata, sin dal primo minuto, ha avuto il coraggio di affrontarla con soli due centrocampisti e quattro attaccanti, a viso aperto. D'altronde, in trasferta  con gli avversari che devono far la partita sta nella logica sfruttare le fasce laterali per affondare in veloci contropiede che possono far male. Tutto questo si è visto nel Toro contro l’Atalanta: ripartenze veloci di Cerci e di D’Ambrosio, di Santana e Stevanovic. Senza considerare che centralmente il Torino si è concesso il lusso di impostare l’azione  in cabina di regia anche con Ogbonna, ben supportato dalla mediana tutta quantità e qualità con verticalizzazioni centrali che hanno mandato in tilt nel secondo tempo il centrocampo nerazzurro. Ciò nonostante, bisogna riconoscere che gli uomini di Colantuono hanno cercato nel primo tempo, con fiammate di bel gioco, di vincere la partita mettendo più di una volta il Toro in difficoltà sapendo anche bene che i rischi erano quelli di lasciare ampi spazi per le ripartenze granata: insomma onore delle armi.    NUMERI CHE PARLANO CHIARO C’è anche un po’di fortuna in questa vittoria, le due traverse bergamasche sono ancora lì che tremano, ma la fortuna aiuta gli audaci e il Toro è stato audace nel suo schieramento in campo, nell’affrontare la trasferta atalantina senza paura. E poi vogliamo ricordare anche i “legni” contro l’Udinese? Una vittoria che deve far godere tifosi e giocatori ma senza troppa esaltazione. Solo la giusta buona dose di ‘goduria granata sorridente’ che inorgoglisce e si sposa con le parole di Giampiero Ventura: “A Torino non esiste solo la Juve”. E’ giusto adesso vivere la vittoria stando però con i piedi per terra, affrontando sempre tutti con la giusta umiltà, un credo che Ventura ha impresso bene nella mente dei suoi ragazzi. Quando si ha un’identità di squadra, e questo Toro ce l’ha grazie a Ventura, un’organizzazione di gioco fatta di schemi, di vero agonismo e di qualità, nessun traguardo è precluso. A Bergamo il Torino ha tirato ben 18 volte, di cui 12 nello specchio della porta, con 5 gol: il tutto condensato da 48 minuti di possesso palla (ma in trasferta!) e questi sono dati ma soprattutto cronaca di una prestazione maiuscola dove tutti hanno fatto diventare il Torello un vero Toro.    Gino Strippoli