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gazzanet
"Siamo ormai entrati nella fase calda del calciomercato, ed i recentissimi movimenti del Torino lo testimoniano oltre a certificare le ambizioni granata per la prossima stagione (qui i dettagli: l'agente di Sirigu atteso in Italia). Di queste giornate che seguono il termine del campionato, abbiamo approfittato per parlare proprio di Toro con un celebre tifoso granata: Mauro Berruto, ex tecnico della Nazionale italiana maschile di pallavolo. In sua compagnia abbiamo affrontato parecchie tematiche legate al mondo granata, da due differenti punti di vista che convivono all'interno della stessa persona: il tifoso ed il professionista.
"Mauro Berruto, il Torino ha concluso la stagione in nona posizione tra emozioni contrastanti: qual è il suo bilancio di questa annata?
""È un bilancio ovviamente di luci ed ombre: se devo essere razionale più luci che ombre, se devo essere emotivo invece mi sarebbe piaciuto vedere, soprattutto nella seconda parte di stagione, qualcosa in più. Non so determinare in maniera oggettiva se questo 'qualcosa' sarebbe poi andato a coincidere con l'Europa, ma è chiaro che avrei voluto vedere un Toro più continuo. Il giudizio non può che spezzarsi in due. C'è anche stata una scelta coraggiosa su alcuni atleti, che sono senza dubbio stati valorizzati, poi forse è mancato un piccolo salto di qualità che deve a questo punto essere l'obiettivo dell'anno prossimo.
"Poi ripeto, non so se questo vorrà dire raggiungere l'Europa o meno, ma di certo semplificherebbe l'obiettivo: penso all'Atalanta, che a parte rari casi come lo scivolone contro l'Inter ha mostrato una continuità di risultati ma soprattutto una regolarità di prestazioni incredibile, che ha fatto sì che l'obiettivo venisse raggiunto con ampio margine, ed è proprio questo che è mancato a noi. Quindi mi aspetto sicuramente un piccolo balzo in avanti di mentalità, che ci permetta di trovare continuità e di sbagliare il meno possibile, soprattutto contro i diretti concorrenti".
"E dunque rispetto alle aspettative iniziali, si è trattato di un campionato deludente oppure è comprensibile che siano arrivati 'solamente' questi risultati?
""Ovviamente era la prima annata dopo un ciclo molto lungo, che aveva raggiunto risultati importanti sotto tutti i punti di vista. C'erano diversi punti interrogativi e per esperienza so che non bisogna mai dare nulla per scontato: è stato un anno che ha iniziato un nuovo cammino, che poteva avere dei rischi magari anche superiori a quelli che hanno poi fatto sì che il Toro abbia tutto sommato fatto una discreta stagione. Comunque, provo ad uscire dal tecnico e professionista, parlando solo da tifoso: c'è stata una porzione importante, lunga, dove effettivamente c'erano pochi stimoli anche per i tifosi; abbiamo atteso il derby in maniera spasmodica e sicuramente quella vittoria avrebbe potuto da un certo punto di vista dare un senso alla seconda parte di stagione. Da tifoso non posso essere felice se gli obiettivi si allontanano così tanto, è chiaro che mi piace sognare una squadra che lotti fino alla fine della stagione per un obiettivo concreto. Dall'altra parte, ovviamente, questo non significa che io voglia tornare ai momenti in cui l'obiettivo era la salvezza; ma resta il fatto che è bello sognare".
"Da tecnico a tecnico, adesso... Un suo personale parere su Sinisa Mihajlovic dopo un anno di Toro.
""Ripeto, aveva un compito complicato. Al di là del giudizio sul lavoro di Ventura (quello che ha fatto Giampiero non ha bisogno della mia legittimazione) è sempre difficile sostituire un allenatore che ha lavorato per anni, cosa già di per sé difficile nel mondo del calcio, ed è chiaro che colui che arriva trova un ambiente che si è adattato alle richieste di quel mister precedente, in tutte le sue componenti. Da questo punto di vista riconosco la 'difficoltà del primo anno' perchè non solo si partiva da un punto zero, ma si partiva da una serie di stagioni anche caratterizzate da momenti che hanno significato il massimo raggiungibile degli ultimi 15 anni per la nostra piazza, penso alla conquista dell'Europa o alla notte di Bilbao. Mihajlovic non poteva arrivare, trovare e impostare il suo metodo: ha dovuto passare volente o nolente attraverso un rito di passaggio di una cultura radicata in quel posto per tanti anni. Poi, sono convinto che sia il primo che si sarebbe aspettato di più da questa stagione, ma penso che nessuno consideri negativo questo primo anno. Il prossimo anno sarà molto importante, sarà quello in cui invece la cura Mihajlovic in tutte le sue componenti dovrà portare risultati".
"Al termine dell'ultima giornata Miha ha detto che dei giocatori attuali ne rimarranno in 12-13: significa che circa mezza squadra saluterà. Cosa ne pensa? Soluzione giusta o estrema?
""Nel calcio è sempre difficile dire il motivo per cui quella mezza rosa - se sarà davvero cosi - andrà via, perchè è sempre un mix di fattori. Il mercato è costituito da tanti competitors, e noi per la prima volta ci poniamo con non solo uno, ma forse due o tre pezzi da 90, o forse sarebbe meglio dire da 100 (ride, ndr). Quindi da questo punto di vista siamo in una situazione di forza, perchè abbiamo giocatori molto desiderati, ed è chiaro che da tecnico posso dire che perchè i progetti funzionino devono convergere le tre componenti fondamentali: dirigenziale e societaria, tecnica, e quella dei giocatori che è sempre l'ultimo dei punti interrogativi, perchè magari tu pensi di aver costruito una squadra molto forte ma poi non scatta quel 'qualcosa' ed i risultati non sono quelli sperati "
"E se fosse lei a dover fare il mercato del Torino? Come opererebbe? Ed ovviamente, cosa ne pensa e come gestirebbe la situazione legata a Belotti?
""Sarebbe davvero complicato decidere la strategia, perchè è proprio un fatto di competizione e di mille situazioni. Ovviamente da tifoso mi diverto a leggere: se Morata va allo United, per esempio, allora magari c'è una pretendente in meno per Belotti, ma chi lo sa... È un effetto domino tra tantissime tessere, e non tutte sono controllabili da te (Torino). Se vogliamo essere sognatori, ci auguriamo di poter scegliere sempre il meglio e per primi, se invece siamo realisti sappiamo che il mercato è appunto un incrocio di tanti fattori.
"Io non ho dubbio sul mio desiderio di vedere ancora Belotti con la maglia granata addosso, tra l'altro nell'anno prima del Mondiale, perchè penso che possa fare bene sia al Torino che al giocatore stesso; se così non dovesse essere è evidente che quel tesoretto va investito cercando di andare a colmare delle situazioni tecniche che sono abbastanza evidenti ed infatti da quello che leggo mi sembra che la società si stia muovendo proprio in quelle direzioni: innanzitutto, dei centrali di difesa ed un portiere. Su cosa serve non ci sono grossi dubbi. Lì davanti, al di là di quel che ha fatto, abbiamo un giocatore che io stimo in maniera assoluta perchè mi sembra contemporaneamente un atleta straordinario, con la mentalità giusta per diventare di primissimo livello, ed un attaccante totale: nella mia memoria di tifoso devo tornare davvero indietro a Paolo Pulici per ritrovare qualcuno di simile. Non penso, ovviamente, che Belotti abbia avuto l'anno buono nel quale tutto girava per il verso giusto e segnava sempre; penso che ha determinate, rare, caratteristiche che hanno fatto sì che quest'anno rendesse in questo modo, e che potrà ripetersi".
"Un'ultima domanda: l'inaugurazione del Filadelfia. Che cosa significa per lei questa rinascita?
""Io ho avuto un doppio balzo al cuore, perchè ho avuto l'onore insieme a Culicchia e Gramellini di leggere, alla serata precedente l'inaugurazione ufficiale, un testo che abbiamo voluto portare per quello che è stato un momento assolutamente emozionale. Sembra banale e forse è un po' quello che dicono tutti, ma io davvero ero felice come quando si vince uno Scudetto. Io non ho chiaramente l'abitudine a questa situazione (in vita mia ne ho visto uno solo, ed ero anche piccolo) ma quella sensazione non ci va molto lontano. Con la differenza che per ovvie ragioni lo Scudetto appena vinto si rimette in discussione dal giorno successivo, mentre questo invece è una specie di fondamenta che resta, dove tornano a piantarsi delle radici che non sono mai morte e che non si sono mai smarrite: adesso che c'è di nuovo una casa, un luogo fisico in tutta la sua sacralità, è un organismo vitale che si è riacceso nel nostro corpo che non si era mai addormentato ma adesso trova nuova energia. Un'energia che deriva dalle giovanili e dalla prima squadra.
"Spero davvero che potremo tornare ad avere una generazione di giocatori costruiti in casa, perchè nel calcio di oggi è possibile farlo e ve ne sono esempi sia in Serie A che in Serie B, ma serve ovviamente un progetto importante. Quell'energia , unita alla storia che si respira lì dentro, mi auguro sia il detonatore per una stagione che finisca con un festeggiamento per un risultato sportivo. Ecco, il Filadelfia non ce lo toglierà più nessuno, il primo importante passo è stato fatto: il prossimo obiettivo è quello di festeggiare un importante risultato sportivo".
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