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"Scegliere lo spartito tattico di base: è questo il primo compito di Walter Mazzarri, da quattro giorni allenatore del Torino dopo avere sostituito l'esonerato Sinisa Mihajlovic. Con ancora metà campionato da disputare e una classifica che vede il Toro in piena lotta per l'Europa League, la selezione del modulo di partenza è il passo che precede ogni altra considerazione da fare, anche in vista del mercato di gennaio. Come noto, il Torino attuale ha una rosa costruita per il 4-2-3-1, modulo poi rivelatosi inattuabile alla luce dei fatti. Mihajlovic, a ottobre, ha preferito tornare al 4-3-3, lo schema che aveva praticato nella prima fase della sua parabola in granata.
"Costretto a disputare una partita importante appena due giorni dopo il suo arrivo in granata, Mazzarri ha chiaramente evitato rivoluzioni improvvisate, confermando il 4-3-3 per la sfida contro il Bologna, poi stravinta con pieno merito. E l'idea che si fa largo è quella di rimanere su questa strada anche per i prossimi mesi, forse sino a fine stagione. Può essere definita una notizia, per un tecnico che nella sua carriera ha sempre avuto la difesa a tre come caposaldo del suo credo calcistico (impiegabile nel 3-5-2 come modulo preferito). L'esperienza al Watford ha però allargato gli orizzonti calcistici del tecnico di San Vincenzo, che in Inghilterra ha utilizzato diversi moduli: passava indifferentemente dal 3-5-2 al 4-1-4-1 senza disdegnare il 4-2-3-1, organizzando un Watford camaleontico in base agli avversari da affrontare.
""Ci vuole un Toro in grado di cambiare pelle: in Italia gli allenatori sono tra i migliori del mondo e sanno come prenderti le misure", spiegava Mazzarri in conferenza stampa dopo la vittoria contro il Bologna. Ecco perchè una squadra che sappia cambiare modulo è in prospettiva ciò che il tecnico di San Vincenzo ha in mente per il futuro. Per l'immediato, però, il 4-3-3 dovrebbe essere confermato come modulo di base. Adattarsi alla realtà che affronta è il primo pensiero di Mazzarri, che subentra a stagione in corso prendendo in mano una squadra ricca di esterni offensivi (da Niang a Ljajic, passando per Falque, Berenguer, Edera e Boyè). "Uno stesso modulo può essere interpretato diversamente da ogni allenatore, che lo personalizza in base alle sue idee", altro concetto illustrato dal tecnico toscano a giornalisti e tifosi. Ecco allora che la conferma di un modulo a cui la squadra è abituata può essere il primo passo dell'era mazzarriana. Che è iniziata, al momento, come meglio non si poteva.
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