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Mihajlovic compie 50 anni e ripercorre la sua vita: “Rivivrei tutto nello stesso modo”

Silvio Luciani

L'ex allenatore del Toro ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in occasione dei suoi 50 anni

"È un Sinisa Mihajlovic a tutto tondo, senza maschere, quello che si è raccontato alla Gazzetta dello Sport in una lunga intervista in occasione del suo 50º compleanno. Dalla famiglia al calcio, passando per le origini e la guerra, sono tanti gli spunti offerti dall'attuale allenatore del Bologna ed ex del Torino. Di seguito riportiamo i passaggi più significativi.

""Ho 50 anni ma penso di averne già 150, per tutto quello che ho già vissuto. L’adolescenza in Serbia, la carriera, l’Italia e le tante città, sei figli, la povertà, i successi, l’agiatezza. Ma anche due guerre, le ferite, le lacrime… Oggi se mi guardo indietro posso dirlo: Sinisa, quanta vita hai vissuto!"

"“Mio padre faceva il camionista è morto a 69 anni, di tumore ai polmoni. Quando se n’è andato io non c’ero. Ci penso tutti i giorni. Durante la guerra lo imploravo di venire in Italia ma volle restare nel suo Paese. Vorrei potesse vedere come sono cresciuti i suoi nipoti. Quando si parla di sogni non penso ad alzare una Champions League o uno scudetto. Il mio è impossibile: poter riabbracciare mio padre."

" “Poco più di un anno fa io e Arianna stavamo aspettando un altro figlio. Purtroppo la gravidanza si è interrotta. Mia moglie ci soffre, lo so, lo vedo. Io nel dolore penso che forse abbiamo già avuto tutto come genitori. Ma di notte prima di addormentarmi il pensiero corre sempre lì."

"Poi un cenno ai tanti derby disputati in carriera, incluso quello della Mole da allenatore:

"“Quello di Belgrado non è paragonabile a nessun altro, è molto di più di una partita. L’atmosfera del Marakanà è qualcosa che non si può spiegare. Quello di Milano è la nobiltà del calcio. A Roma è sfottò tutto l’anno. A Genova le coreografie più belle. A Torino vibra la voglia granata di ribaltare le gerarchie”.

"Infine la nuova ripartenza da Bologna e un bilancio in cui non c'è spazio per i rimpianti e in cui anche gli errori e i fallimenti sono importanti ed insostituibili:

“A Bologna ho cominciato la carriera da allenatore, considero Bologna una ripartenza: farò di tutto per salvarli. Rivivrei tutto, nello stesso modo. Anche gli sbagli. Perché non esistono vite perfette. E sarebbero pure noiose. Se oggi sono quello che sono è anche grazie a qualche errore. Ho vissuto questi 50 anni come volevo io”