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A volte ci si è giocato il tutto per tutto, altre volte - per la troppa "voglia di vincere" - ci si è semplicemente giocato tutto. E' il caso del Torino modalità "trazione anteriore" spesso utilizzato da Sinisa Mihajlovic durante quest'anno. In più occasioni infatti il tecnico serbo ha deciso di schierare tutto il potenziale offensivo a disposizione per cercare di ribaltare situazioni di svantaggio o portare a casa partite in cui il pareggio stava stretto ai granata. Il tanto chiacchierato passaggio al 4-2-3-1: va detto, qualcosa di molto differente rispetto all'era Ventura, tecnico che al Torino non derogava mai - nè dall'inizio, nè a gara in corso - dall'uso del 3-5-2 di base. Non sempre però Miha ha ottenuto i risultati sperati...
La prima volta, alla prima giornata di campionato quando, il 21 agosto 2016, il Torino dell'ex Mihajlovic soffrì a San Siro sotto i colpi di Bacca. Già da quell'occasione, il neo-tecnico granata mostrò la sua propensione a una squadra super-offensiva volta a ribaltare risultati apparentemente compromessi: solo l'imprecisione di Belotti dagli undici metri e un super-Donnarumma, infatti, impedirono al Toro di recuperare un 3-1 che pareva essere giunto come una sentenza. Da quel giorno in poi la strada giusta sembrava tracciata ma i risultati sono stati, nelle successive occasioni, di segno alterno.
Dall'Atalanta alla Sampdoria, dal Napoli al Bologna fino all'ultimo match contro la Roma sono state parecchie le volte in cui i cambi a trazione anteriore non sono serviti a ribaltare situazioni di svantaggio. E' vero, le partite contro Napoli e Roma erano già ampiamente compromesse e i cambi influirono in quelle occasioni quanto meno su morale e risultato portando qualche gol in più che forse, diversamente, non sarebbe arrivato. Diverse, invece, le partite contro Bologna e Atalanta in cui i cambi non solo non influirono positivamente sul risultato ma lo condizionarono in maniera negativa.
Nel match di Bergamo, datato 11 settembre, i granata infatti subirono il gol del 2-1 finale dopo essersi sbilanciati eccessivamente con l'ingresso di Boyè che rilevò Valdifiori. Anche nella partita del Dall'Ara del 22 gennaio scorso - sul risultato questa volta di 1-0 - Mihajlovic schierò contemporaneamente Iturbe, Martinez, Belotti, Ljajic e Iago Falque creando non solo una gran confusione nel reparto offensivo ma ottenendo anche il risultato opposto con il Bologna che chiuse il match in contropiede con Dzemaili che sfruttò abilmente gli spazi lasciati dai granata sbilanciati.
Altre volte però le scelte del tecnico hanno portato punti: il 20 ottobre scorso a Crotone, ad esempio, l'ingresso di Boyè sbrogliò una situazione bloccata favorendo lo 0-2 finale firmato Belotti. Anche nel match casalingo con la Lazio - datato 23 ottobre - gli ingressi nel finale di Boyè e Maxi Lopez lanciarono l'arrembaggio finale granata che propiziò il rigore in pieno recupero, poi trasformato da Ljajic, che permise al Toro di portare a casa un punto fondamentale.
"L'occasione che ha costituito un il "punto di rottura" tra efficacia e abuso di questa "tattica" risale al derby dell'11 dicembre. In quell'occasione Mihajlovic "forzò" un po' la situazione e - a causa anche della sfortuna - una partita chiave per i granata - fino a quel momento "bloccata" sull'1-1 - fu ribaltata dai bianconeri con il Torino che perse quegli equilibri che fino a quel momento avevano permesso di mantenere il risultato in parità. Tante prove ma pochi risultati dunque per il Torino a trazione anteriore che ha raccolto nel tempo meno punti di quelli che Mihajlovic, e i tifosi, si sarebbero auspicati.
"La rivoluzione copernicana del Toro, dunque, ha visto un tecnico "integralista" del 3-5-2, che vedeva un cambio di modulo a gara in corso come uno "sconfessare" il lavoro fin lì fatto, essere sostituito da un allenatore che propone quasi sempre la stessa mossa, il passaggio dalle tre alle quattro punte. Il risultato è simile, con un Toro appena poco migliore (attualmente il Toro '16/'17 ha quattro punti in più rispetto alla mediocrissima stagione '15/'16). Giusto, "giocare per vincere e per non perdere" per imprimere una mentalità vincente ai giocatori: considerando che però viviamo in un calcio in cui tutti sanno tutto di tutti, le sostituzioni dovrebbero sempre essere ponderate in base alla situazione della partita e alle qualità dell'avversario, evitando di proporre sempre le stesse soluzioni, che alla lunga diventano facilmente prevedibili.
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