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"Cercando una parola che descriva le 200 panchine che Sinisa Mihajlovic, dopo la partita contro il Cagliari, conterà sul suo curriculum, una seria candidata potrebbe essere ambizione. Un termine che ben si addice alla carriera del tecnico serbo, ma soprattutto alla sua parentesi ancora aperta, quella del Torino, da cui l'ex giocatore di Lazio e Inter ha deciso di ripartire dopo l'esperienza agrodolce con il Milan. Un'ambizione che ha già ampiamente sconfinato rispetto al basso profilo tenuto negli ultimi anni dal club di via dell'Arcivescovado, quando i 40 punti erano l'obiettivo minimo su cui si era sempre ragionato, anche negli anni in cui era lecito aspettarsi qualcosa di più.
"Oggi, quei fatidici 40 sono totalmente scomparsi dalla prospettiva granata, e pronunciare l'Europa non è più tabù, ma anzi stimolo ulteriore per provare a spingersi al limite delle proprie capacità. Ieri, in conferenza stampa, Mihajlovic si è soffermato anche su altri due concetti cardine che sostengono quelle 199+1 panchine in Serie A: orgoglio e lavoro. Due concetti che si addicono alla perfezione al concetto di calcio che il Torino conosce, insieme a quelli di carattere e identità - altri termini che l'allenatore sente nel proprio DNA.
"Questo 200, però, ha un valore solo perché dovrà essere superato: "Ho avuto momenti difficili, ma quelli migliori sono ancora davanti". Parole che esprimono tutta l'ambizione - di nuovo - che anima ogni mossa di Mihajlovic, che insieme alla propria squadra vuole spingere il Torino sempre più in alto. E anche se non resterà al Toro altri 10 anni, sebbene abbia affermato di lavorare come se questo fosse l'orizzonte temporale, sicuramente ciò non eviterà che questa squadra provi a spingersi sempre uno scalino più in su, in fedele compagnia del proprio condottiero.
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