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Montella-Ventura, la libidine dove sta?

Federico Danesi

Il vero spartiacque di questa prima fase del campionato per Toro e Fiorentina è la fine di settembre. Nel pomeriggio del 30 i granata ubriacavano nell’ultima mezz’ora l’Atalanta mentre i serata...

Il vero spartiacque di questa prima fase del campionato per Toro e Fiorentina è la fine di settembre. Nel pomeriggio del 30 i granata ubriacavano nell’ultima mezz’ora l’Atalanta mentre i serata qualche chilometro più sotto la squadra di Montella perdeva, giocando anche tutto sommato male, contro l’Inter.MARCIA IN PIÙ - Peccato che da allora le marce siano state diametralmente opposte: i viola hanno messo assieme 19 punti in sette giornate, diventando imbattibili in trasferta e feroci in casa mentre il Toro ne ha fatto solo 6. Con tutti i distinguo arbitrali che si voglia, ma sempre 6 restano per un a classifica che si fa complicata. Così come complicata al momento è più la situazione di Ventura rispetto a quella di Montella.

COME CESARE - In fondo entrambi a luglio partivano a fari spenti, il primo per rientrare sul palcoscenico che aveva dovuto abbandonare sin troppo precipitosamente e rilanciare una piazza come quella granata amara e avara di grande calcio. Il secondo invece per riaprire un ciclo in una delle città più complicate per farlo. E al tirar delle somme, vedendoli da avversari domenica, l’operazione è risuscita solo al secondo che oggi in molti paragonano al Cesare Prandelli d’antan in virtù di un gioco brillante e di una continuità che da quelle parti non si vedevano da tempo.

LA RINASCITA - Montella a Firenze predica lo steso calcio che ha provato a fare a Roma e che gli è riuscito benissimo a Catania: fase poderosa in attacco, ché resta sempre meglio avere la palla tra i piedi e inventare piuttosto che dover interdire, gioco allargato sulle fasce e continui inserimenti. Ma soprattutto ha risvegliato l’istinto di Toni, paracarro quanto si voglia ma pur sempre utilissimo sotto porta, sta sfruttando al meglio la voglia di rivalsa di giocatori come Valero, Aquilani, persino Ljajic, e ha portato schemi nuovi che prevedono un’attenzione quasi maniacale alle palle inattive, con un allenatore specifico per queste situazioni, quasi fossimo nel football americano, con risultati evidenti visto che un terzo delle reti è arrivato così.

SFIDA GENERAZIONALE - Ventura invece gioco forza sta proseguendo sulla strada tracciata nella passata stagione, anche se con protagonisti diversi. Di libidine però, solo tracce anche per una produzione offensiva limitata allo stretto necessario se non quasi sempre terribilmente prevedibile. C’è sempre tempo per una rivincita e per lezioni e domenica, contro uno dei tecnici più giovani (per età e militanza), gli è richiesta.Federico Danesi