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LASCIARCI LE PENNE

Nel ricordo e per il futuro

Marco P.L. Bernardi
Marco P.L. Bernardi Columnist 
Un nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica di Marco Bernardi

Bartali

Paolo Conte

dall'album Un gelato al limon (1979), RCA Italiana

 

Paolo Conte ricorda l'attesa del passaggio di Gino Bartali lungo una polverosa strada di campagna e l'impazienza della ragazza che lo accompagna, che mal sopporta l'attesa. A questa donna il cantautore astigiano darà la più lapidaria delle risposte presenti in una canzone italiana -E tu mi fai: dobbiamo andare al cine. E vai al cine, vacci tu!-, talmente drasticae risolutiva da spegnere sul nascere qualsiasi replica.

Il ciclismo è uno sport antico, nobile e popolare, per gente drastica e risolutiva, che dalla polvere e dalle salite ricava un fascino drammatico. Come il calcio, smuove l'animo delle persone e crea miti, eroi e divisioni.

Coppi e Bartali, Bartali e Coppi: in quegli anni la loro rivalità divideva ancora di più l'Italia già spaccata dalle accese diatribe politiche, generando vibrazioni d'animi che nel tempo si sono sopite, ma che allora erano palpitanti e sul limite del precipizio.

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Si dice che proprio una vittoria di Ginettaccio abbia fermato la rivoluzione, sul punto di esplodere subito dopo l'attentato a Togliatti il 14 luglio 1948. Le opposte fazioni si fronteggiavano e sarebbe bastato un nonnulla per scatenarle, ma lui, trentaquattrenne apparentemente sul viale del tramonto, si inventò un’incredibile rimonta che lo portò in due giorni a conquistare la maglia gialla recuperando un distacco che sembrava incolmabile, calamitando l'attenzione di tutti e spegnendo con la sua impresa il clima da guerra civile incombente.

Già, Bartali... Quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita, quello che durante la guerra rischiò la pelle per salvare la vita a molti Ebrei, nascondendo nella canna della sua bici i documenti necessari alla loro salvezza, e che oggi è ricordato come Giusto tra le Nazioni: ogni volta che incrocio la targa che gli dedica un giardino non lontano da casa mia, il pensiero ritorna a quell'uomo ruvido che nascondeva sotto la scorza un cuore enorme.

E' giunta da poco una notizia sussurrata, un'anticipazione che tra poche ore potrebbe trasformarsi in realtà, fondendo il nostro Toro e il ciclismo nella ricorrenza di Superga: si bisbiglia che il 4 maggio prossimo, in occasione dei 75 anni dalla tragedia, il Giro d'Italia partirà proprio da Torino nel ricordo degli Invincibili.

Un momento memorabile, perché il calcio e la bicicletta sono le passioni di tutti.

Ma per noi del Toro c'è di più, qualcosa di radicato ed antico: Coppi era tifoso del Grande Torino e ne era accomunato dall'alone leggendario di invincibilità. Anche Fausto era invulnerabile, inossidabile e coraggioso, coriaceo ed affilato nel viso come erano i nostri campioni: avevano volti di uomini e sembravano tutti più vecchi della loro età; i loro sguardi erano seri e profondi, come quelli di chi aveva visto la guerra e la devastazione.

E dalla guerra e dalla devastazione Coppi, Bartali e il Grande Torino stavano trascinando fuori l'Italia, le davano nuove ali per crederci, per riprendere a lottare, per ricostruire tutto quello che la follia aveva sfracellato.

Il prossimo 4 maggio cadrà di sabato: se veramente il Giro partirà dalla nostra città per celebrare i nostri caduti, ogni metro di strada cittadina dovrà traboccare di granata, perché ci sarà il mondo a vederci, e il mondo non dovrà più dimenticare di che colore è Torino.

Tutta Torino, non solo la Mole, che quella notte si tingerà magicamente come ogni anno.

Coreografie meravigliose hanno incitato la nostra squadra negli anni: quel giorno costruiamone una immensa, nel ricordo. E per il futuro.