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UDINE, ITALY - JULY 05: Davide Nicola head coach of Genoa CFC looks on during the Serie A match between Udinese Calcio and Genoa CFC at Stadio Friuli on July 05, 2020 in Udine, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)
"Davide Nicola è approdato, per la seconda volta, nel mondo Toro. Nel pomeriggio è arrivato al Filadelfia e ha seguito l'allenamento - diretto da Marcello Cottafava (allenatore della Primavera) - dagli spalti. Questa volta in veste da allenatore. Il Nicola giocatore molti tifosi granata se lo ricorderanno: terzino arcigno e difficile da superare. Il Nicola allenatore, magari, non tutti lo conosco così a fondo nonostante conti già diverse panchine tra Crotone, Udinese e Genoa. Nella sua ultima intervista rilasciata - ai microfoni del podcast Il Terzo Uomo - il tecnico di Luserna San Giovanni ha raccontato quali sono le idee su cui ha fin qui costruito la sua carriera.
"ASPETTO UMANO - Innanzitutto Nicola guarda al lato umano dei suoi giocatori: "Il rapporto dev’essere basato sull’intelligenza emotiva e su quella tecnico-tattica. La prima è la capacità di comprendere in modo consapevole le proprie emozioni e quelle degli altri, la seconda serve a comprendere situazioni di gioco. Questi due aspetti sono oggetto di grande lavoro per me. Io in un giocatore guardo la sua intelligenza, il suo entusiasmo, la sua umiltà e la sua predisposizione al voler imparare". Per rendere tutto ancora più chiaro riporta l'esempio di Rodrigo De Paul che ha allenato all'Udinese: "Quando arrivai a Udine faceva l’ala sinistra ed era convinto di fare bene in quel ruolo. Per me invece era una mezzala, gliene parlai e tracciamo insieme gli obiettivi da perseguire, spiegandogli anche quali fossero i vantaggi per lui. Al momento mi sembra infatti sulla strada giusta".
"L'IDEA DI SQUADRA - Chiudendo poi il discorso su De Paul, Nicola ha specificato: "La leadership deve andare al servizio degli interessi della squadra. Con i giocatori c’è sempre un rapporto personale, ma non deve ostacolare gli obiettivi della squadra". Ma come costruire dunque un organico che possa rendere al meglio? Soprattutto quando - e questo interessa parecchio al Torino - quando si subentra in corsa?: "Per me il cambiamento riguarda i modi. Io ho principi universali: spazio, posizione e relazione. Questi principi di gioco riesco a plasmarli in ogni tipo di situazione. Chiaramente quando posso iniziare dall’inizio sono io a determinare insieme ai miei collaboratori a delineare il percorso in base ai nostri principi. Questo cambia quando subentri, perché la prima cosa da fare è studiare l’ambiente in cui si è, le caratteristiche dei giocatori e i dati per capire quali sono le difficoltà. I principi cerco di plasmarli intorno a un modo di gioco che se è già esistente e mi trova d’accordo mi fa risparmiare tempo, altrimenti serve più tempo e impegno". E quale sia il gioco che vuole proporre è molto semplice: "Il calcio ha bisogno di fluidità, di armonia e di tanto equilibrio. I ruoli sono posizioni e le posizioni sono spazi da occupare, che possono essere occupati da giocatori che vengono anche schierati in un ruolo differente. Così si crea la fluidità, che dev’essere armonia e organizzazione. Senza queste componenti è difficile avere un gioco piacevole ed efficace".
"L'UTILIZZO DEI DATI - A proposito delle statistiche. Nicola conferma che sono fondamentali: "I numeri non mentono mai". Ma tutto dipende da come si usano. Il suo approccio è riassumibile con questo passaggio: "Se vedo una cosa in campo devo capire se è supportata dai dati, che però vanno personalizzati". I numeri, spiega, possono essere interpretati in molti modi e il compito di un allenatore è quello di renderli oggettivi. Anche in questo caso per farsi capire riporta un esempio: "Cosa vuol dire il 70% di possesso palla generico? Nulla. Si deve guardare come la squadra l’ha fatto e con chi l’ha fatto. Se ha fatto il possesso palla sulla linea difensiva, allora a cosa è servito? Per aspettare l’avversario che però non alza il pressing? Allora non è servito a nulla. Il calcio è strategia e va raccontato. Non si possono usare dati senza guardare il contorno. Basta con i possessi palla e con i dati di poco valore. Guardiamo piuttosto gli indici di rischio e gli expected goals".
"L'ETICA DEL LAVORO - Oltre all'attenzione certosina sui dati, Nicola racconta quello che vuole vedere dai suoi giocatori e come ragiona lui stesso. "Io mi pongo un obiettivo, sono realista e talvolta pare impossibile, ma io lavoro con la convinzione profonda che prima o poi io lo raggiunga. Non mi faccio distogliere da altre cose. L’importante è avere una grande conoscenza di ciò che si vuole fare. Non è dato sapere cosa succederà, ma nel momento in cui prevedo realtà diverse dal mio obiettivo, queste minerebbero alla mia convinzione di raggiungere l’obiettivo. Io lavoro, mi fisso un obiettivo e gli vado dietro. Quello che conta è la mentalità e quello che si riesce a trasferire ai giocatori. Io pretendo razionalità e determinazione dai miei ragazzi".
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