La strategia tattica di Davide Nicola ha pagato. Poteva addirittura portare nelle casse del Torino tre punti in un derby, roba rarissima negli ultimi 25 anni. È finita in parità, ma i granata hanno duellato colpo su colpo con la Juventus, reduce da nove scudetti consecutivi. I bianconeri sono partiti fortissimo, ma il Torino ha retto l’urto, non si è mai scomposto ed è sempre rimasto pienamente in partita. Ha sfruttato le sue armi più taglienti (Ansaldi sulla sinistra e Mandragora in mezzo al campo su tutti) e la posizione inedita di Verdi, che tra le linee ha dato fastidio alla difesa/centrocampo della Juventus, sacrificandosi in fase difensiva e al contempo dando pulizia alle trame di gioco dei granata. E poi il Torino è stato lesto a punire i bianconeri nelle loro fragilità di questa tormentata stagione. Sanabria e compagni a inizio ripresa, ad esempio, si sono trasformati nel Porto dell’ottavo di finale d’andata, capitalizzando nel migliore dei modi un disimpegno sbagliato. Il raddoppio di Sanabria (aiutato dal portiere juventino incapace di chiudere il primo palo) è stato tutt’altro che fortunoso, ma è la testimonianza più riuscita del piano tattico di Nicola.
Confronto
Nicola, mosse a sorpresa e fatte con coraggio: Juve fermata meritatamente
Il Confronto / Tatticamente Nicola si è fatto preferire a Pirlo. L’inesperienza del bianconero si è riflessa nuovamente in campo
PROPOSITIVO - Il tecnico granata ha studiato attentamente tutti i limiti della Juventus. Ha lasciato il pallino in mano ai bianconeri, ma ha saputo aggredirli nei momenti giusti (anche nel primo tempo Rincon aveva recuperato un pallone molto invitante sulla trequarti bianconera, che poi non è stato recapitato in mezzo da Belotti, affossato da De Ligt), infastidendo notevolmente la manovra dal basso di Ronaldo e compagni. Il Torino, a parte il primo quarto d’ora, ha dimostrato una compattezza tra i reparti che nella gestione Nicola si era già vista con Cagliari e Inter. A differenza, però, della sfida ben giocata solo difensivamente con i nerazzurri, nel derby il Torino ha prodotto anche parecchie chance da gol sullo 0 a 1, sull’1 a 1, sul 2 a 1 e sul 2 a 2. In pratica non è mai stato rinunciatario il Torino, mettendo in mostra anche una buona tenuta fisica, nonostante gli annosi problemi legati al Covid delle ultime settimane. Il Torino, dunque, ha preparato bene la partita, e Nicola l’ha condotta come doveva dalla panchina (sostituzione di Belotti? Il “Gallo” è il “Gallo”, ma dopo aver affrontato il Covid e dopo essere stato in giro per l’Europa per dieci giorni con la Nazionale era giusto lasciare spazio a forze fresche per lo sprint conclusivo del match, inserendo Zaza).
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ACERBO - L’inesperienza di Andrea Pirlo in panchina si è riflessa, invece, ancora una volta in campo. Juventus dal peso offensivo notevole: la squadra ha dimostrato di voler fare risultato (e del resto la lotta per concludere tra le prime quattro ora coinvolge pienamente i bianconeri), ma è caduta in troppe distrazioni. E le trame offensive sono state dettate più dalla qualità dei singoli (Chiesa su tutti) che da un’idea precisa del da farsi. Un possesso palla troppo spesso sterile e prevedibile con alcune lacune inconcepibili per una squadra come la Juventus. E il passaggio di Kulusevski a inizio secondo tempo non può più essere considerato un caso isolato, ma è necessariamente connesso ad una certa confusione tattica che alberga nelle menti dei bianconeri. Tatticamente, pertanto, Pirlo è stato sconfitto da Nicola. Il tecnico granata merita ancora una menzione speciale per la scelta di puntare su Verdi mezz’ala, una novità assoluta. Eppure ha avuto ragione Nicola: è un giocatore che può dare imprevedibilità tra le linee e nel raccordo tra i reparti ha messo in difficoltà una Juventus di Pirlo ancora poco matura.
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