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Le parole della vigilia di Gian Piero Gasperini e di Davide Nicola si sono tramutate in realtà nella seconda giornata del girone di ritorno. Atalanta-Torino è stato un po’ lo specchio delle conferenze stampa del venerdì pomeriggio dei due tecnici torinesi. Il nerazzurro Gasperini, conscio delle risorse fisiche limitate della sua Atalanta, aveva esplicitamente dichiarato “la nostra priorità è la Coppa Italia”. In effetti, la sua squadra ha tirato i remi in barca, in vista del ritorno contro il Napoli di mercoledì, dopo i tre gol segnati in 25 minuti grazie alla gentile concessione di Sirigu e della difesa granata. Se l’Atalanta non fa l’Atalanta, può capitare di tutto sulla ruota di Bergamo e così è stato ieri pomeriggio. Per diventare veramente grande, infatti, la Dea dovrà imparare a gestire anche le partite, perché a mille all’ora da settembre a maggio per cinquanta e più gare (coppe comprese) nessuno può andare. Il granata Nicola, invece, aveva presentato la sfida di Bergamo dicendo che “dovremo giocare da squadra”. Aggiungendo poi: “Quando sono arrivato ho parlato a tutti i giocatori ed è rimasto soltanto chi è convinto di lottare per il Toro. Gli uomini veri si parlano una volta sola”. Queste parole tradotte nell’atto pratico hanno portato in dote al Torino la terza rimonta nelle ultime tre giornate, indubbiamente quella più insperata dopo l’avvio shock.
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RIMONTE - È vero che “un 3 a 0 così poteva ammazzare chiunque” come ha detto Nicola al termine della partita, ma è altresì vero che bisogna analizzare attentamente quanto successo nei primi 25 minuti. Le rimonte sono più belle da fare che da subire e il Torino di Marco Giampaolo ha insegnato quanto sia triste patire ogni settimana una rimonta, perdendo ben 23 punti da posizione di vantaggio. Però, in linea teorica l’ideale sarebbe non dover effettuare alcun tipo di rimonta e giocare un calcio regolare, attento e ordinato caratterizzato dalla giusta dose di carica agonistica per 90 minuti. Il Torino di Nicola fin qui non ha ancora garantito questa costanza ed è sempre stato costretto a rincorrere. È riuscito a strappare tre punti grazie ad una ritrovata compattezza del gruppo. Ma nei prossimi scontri salvezza con Genoa e Cagliari è lecito attendersi una crescita caratteriale dei granata nell’arco dell’intero match. Black-out incomprensibili come quello di ieri non saranno più ammessi per una formazione che vede fuggire chi sta davanti (Spezia e Genoa).
CAMBI - Le sostituzioni di Nicola hanno fatto la differenza a Bergamo, mentre quelle di Gasperini, già nell’ottica di mercoledì contro il Napoli, hanno lasciato sinceramente perplessi. Baselli sta accumulando sempre più minuti (ieri oltre 35) ed Ansaldi sulla sinistra è ancora in grado di dare un buon apporto, contingentando proprio come ieri il suo contributo. In attesa di Sanabria, Bonazzoli ha voluto precisare, subentrando a Zaza all’80’, che c’è ancora ed è rimasto per dare di più rispetto a quanto fatto da ottobre a gennaio. L'attaccante in prestito dalla Sampdoria non si arrenderà tanto facilmente a retrocedere al quarto posto delle gerarchie in attacco. E poi la scelta di dare fiducia dal 1’ a Izzo e Nkoulou è molto forte, segno che Nicola vuole raggiungere il traguardo con i suoi senatori (comunque, non esenti da colpe insieme a Sirigu sui tre gol nerazzurri). Dall’altra parte Gasperini ha confermato che “la priorità è la Coppa” quando al 58’ ha tolto contemporaneamente Ilicic e Muriel. È vero che sono entrati Zapata e Miranchuk, ma sul 3 a 2 probabilmente era meglio aspettare ancora qualche minuto prima di privarsi soprattutto dello sloveno.
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