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ROME, ITALY - OCTOBER 30: Stefan Radu of SS Lazio competes for the ball with Simone Verdi of Torino FC during the Serie A match between SS Lazio and Torino FC at Stadio Olimpico on October 30, 2019 in Rome, Italy. (Photo by Marco Rosi/Getty Images)
No, non è più Toro, e non è più Toro di Mazzarri. Il nulla visto a Roma contro la Lazio è il punto più basso della crisi granata. Sono cinque i punti raccolti nelle ultime otto partite e, oltre ai freddi ma eloquenti numeri, quel che più lascia esterrefatti è la mancanza di un’anima. Contro il Cagliari la squadra, pur confermando la fatica incredibile dell’ultimo mese nel calciare verso la porta, aveva abbozzato una minima reazione nervosa che portò al pari. A Roma, dopo il classico gol della domenica di Acerbi, il Torino ha invece perso la testa e l’equilibrio, avviluppato in una confusione generale come dimostra la grande quantità di errori banali dei singoli. Si era detto che Lazio e Juventus avrebbero misurato in qualche modo la tenuta del progetto tecnico attuale: ebbene, per ora il Toro tatticamente solido e caratterialmente orgoglioso di stampo mazzarriano appare misteriosamente e clamorosamente evaporato.
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La situazione è una delle peggiori che si potessero immaginare ed è resa più complicata dal fatto che la batosta è arrivata a due giorni dal derby contro la Juventus. Allo stato delle cose appare logica la decisione di confermare pubblicamente la fiducia all’allenatore e portare tutti in ritiro. Questa squadra con questo tecnico ha fatto buone cose in un passato non certo distantissimo (leggasi un girone di ritorno dello scorso campionato da quarto posto), quindi tutti - nessuno escluso - hanno la loro fetta di responsabilità ma sono i giocatori a dover per primi rendere conto di quello che sta succedendo. Servirebbe umiltà, servirebbe uno scatto d’orgoglio, servirebbe un po’ di fortuna. Ma, in misura differente, queste tre componenti stanno mancando. Salvo miracoli dopo il derby ci si ritroverà a pensare a come limitare i danni. E queste situazioni in genere si concludono con il cambio dell’allenatore: non lo auguriamo nè al presidente Cairo nè a mister Mazzarri, ma crediamo che questa sia un fotografia fedele della realtà.
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