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Ora, per salvarsi, serve un miracolo!

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La matematica ancora non ci condanna, la ragione sì.
Redazione Toro News

La matematica ancora non ci condanna, la ragione sì; al Bologna ora basta vincere contro il Catania già salvo che oggi è tornato a vincere contro il Napoli dopo aver perso per mancanza di stimoli le precedenti quattro partite, immaginiamo già la truppa di Zenga (che ha già ufficializzato il suo addio) con che stimoli affronterà la trasferta in terra emiliana…

Se il Bologna vincerà, al Toro non basterà neanche l’impresa, peraltro non impossibile in questo finale di campionato, di andare a battere la Roma già matematicamente qualificata per le coppe europee, impresa che sarebbe stata sufficiente se i granata non avessero perso l’incontro di oggi.

L’uniche speranze sono che al Bologna venga il braccino del tennista e sciupi tutto proprio all’ultima giornata, cose che ogni tanto capitano, ma quando capitano fanno talmente tanto clamore che tutti rimangono increduli.

Nelle ultime due partite casalinghe il Torino ha gettato al vento la salvezza che era alla portata della squadra per mancanza di cattiveria e determinazione sotto porta, oltre che per i soliti errori difensivi. Anche oggi sono stati sprecati contropiedi in parità numerica e troppe volte la mira è mancata quando le punte si sono trovate contro il portiere avversario. Nonostante gli errori anche oggi si è avuta l’impressione che il Torino potesse far male solo nei periodi in cui si è giocato con due punte più Rosina anche se le reti sono avvenute nell’altro periodo.

Probabilmente il risultato che stava maturando in quel di Lecce ha fatto giocare al Genoa la partita della speranza e a parità di motivazioni il maggior tasso tecnico tattico e atletico degli uomini Gasperini alla fine ha avuto, purtroppo, la meglio. Camolese oltre a piangere sugli errori dei suoi uomini può avere l’alibi di aver dovuto cambiare per problemi fisici tre uomini determinanti per il Torino di queste ultime partite. Stellone Dzemaili e Franceschini non avevano adeguati cambi in panchina e il Torino poco alla volta si è indebolito.

Una lode particolare voglio spenderla per Franceschini che dopo aver fatto una prima stagione sufficiente è stato scaricato dalla società perché essendo stato declassato da terzo a quarto centrale per ragioni di mercato ha subito rifiutato la cessione al Chievo per poi arrendersi all’evidenza e accettare il trasferimento all’Atalanta, se non che un infortunio nell’ultimo allenamento in granata lo ha costretto ad un calvario lungo un anno. Poi all’inizio di questa stagione si è ritrovato ai margini della rosa per scelte più societarie che tecniche, a Camolese il merito di averlo riproposto e il buon Ivan ha dimostrato a tutti che probabilmente il Torino per 25 partite ha preso gol impossibili con un giocatore più forte di quelli che scendevano in campo che si allenava seriamente e poi al venerdì sera se ne tornava a casa.

Non è tempo di fare processi, perché non è nello stile di questa testata e perché ancora manca una giornata. Con la morte nel cuore chiudo l’articolo citando un vecchio striscione che capeggiava al Comunale negli anni ottanta. “Lotta con onore per il simbolo del cuore, la grinta è la tua forza granata il tuo colore” ecco, i giocatori che vestiranno la maglia nella prossima stagione in qualsiasi serie dovranno avere questa forza, la forza della storia, la forza della dignità degli uomini, la forza di giocare per la squadra e non di curare il proprio orticello; nel Torino FC purtroppo giocatori con le caratteristiche dello striscione ne abbiamo visti davvero pochi e uno di questi è stato Francheschini.