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Non si può dire sia stata infranta una tregua, in quanto una tregua non era mai stata stipulata. Quella che ha vissuto la storia tra la tifoseria organizzata del Toro ed Urbano Cairo è stata solo una semplice “pausa”,...
Non si può dire sia stata infranta una tregua, in quanto una tregua non era mai stata stipulata. Quella che ha vissuto la storia tra la tifoseria organizzata del Toro ed Urbano Cairo è stata solo una semplice “pausa”, ma era evidente che non ci fosse l'intenzione di sotterrare l'ascia di guerra da parte dei primi nei confronti del secondo: dopo i numerosissimi episodi di contestazione degli scorsi mesi, dai petardi e le scritte agli ingressi delle sedi di Torino FC e Cairo Communication (Torino e Milano), da momenti di espressione non-violenta come l'”emigrazione” pacifica dalla Maratona alla tribuna dell'Olimpico, a quelli inqualificabili ed inaccettabili come il lancio della testa di maiale al civico 1 via dell'Arcivescovado.A poche ore dalla ripresa delle “ostilità”, con la terza contestazione milanese di ieri notte davanti al Principe di Savoia, la tifoseria si interroga sull'accaduto, sull'opportunità o meno di quanto fatto, sulle motivazioni. Alcuni ci scrivono per chiedere “perché”, manifestando uno stupore correlato al recente buon andamento della squadra in campionato. Ma la ragioni della contestazione partono da ben più lontano e hanno ben altri obiettivi; anzi, “obiettivo” declinato al singolare, giacchè l'auspicio è uno solo: che Cairo venda il Torino.La squadra viene infatti, e ormai da tempo, risparmiata da ogni manifestazione di dissenso: non per partito preso, semmai per presa d'atto dell'impegno che Lerda ed i suoi ragazzi stanno profondendo in campo. L'accusa, mossa spesso da chi non concorda con la contestazione, che questa possa danneggiare i giocatori, pare così decadere, anche alla luce del fatto che da mesi alla Sisport si lavora in pace e tranquillità. E se parte della tifoseria intende manifestare il proprio contrasto all'operato di Cairo, le occasioni deve andarle a cercare, dal momento che il presidente non si presenta più in alcuna occasione pubblica (sono ormai dieci le partite consecutive senza stadio, per il patron granata).Andarle a cercare, appunto come fatto ieri, con una manifestazione non-violenta, ma rumorosa e che colpisce nel segno: la location ed il contesto le regalano un'eco ancora maggiore sui media, rendendo così nota -anche a quei pochi italiani che ancora non ne fossero a conoscenza- l'opinione della tifoseria organizzata sull'editore alessandrino. E se, come detto sopra, alcune forme di contestazione (testa di maiale ed atti vandalici) non potevano che suscitare riprovazione presso l'opinione pubblica, questo non vale per quelle che sono solamente espressione “tifosa” di una posizione ben precisa. Posizione arcinota nell'ambiente granata, da molti (non da tutti) condivisa nel merito, non da tutti condivisa nelle modalità d'attuazione, ma ribadita ancora una volta stanotte da chi ritiene di non poterne più; ed il momento scelto (a due settimane dall'inizio del calciomercato di riparazione), infine, potrebbe essere stato individuato pure in funzione di ulteriore pungolo ad un impegno economico da parte del presidente, anche se l'obiettivo a lungo termine non è “compra” (giocatori), ma “vendi” (il Torino).
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