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"Il Torino di Mazzarri ha un brutto vizio: quello di giocare le partite solo a metà. Soprattutto i primi 15-20 minuti: chi gioca contro i granata sa che quello è il periodo in cui deve colpire. Contro Napoli, Atalanta e Chievo si è visto sempre il solito film: approccio iniziale molle, non da Toro. Irritante per i tifosi, e per lo stesso Mazzarri, i cui piani-gara certo non prevedono di regalare agli avversari gli spezzoni iniziali delle partite. E' come se Belotti e compagni avessero ogni volta bisogno di sentire strillare l'allenatore nell'intervallo per ridestarsi dal torpore e mettere in campo un po' di furore agonistico. Si può far punti in questo modo contro l'Atalanta non entusiasmante degli ultimi tempi o contro la versione più scadente che si ricordi del Chievo. Ma il copione non è sempre replicabile (vedi quanto successo col Napoli). E poi, vogliamo parlare di quanta fatica fa il Torino a segnare? In sette partite, solo tre gol dagli attaccanti. La squadra di Mazzarri è fra le ultime della Serie A per tiri in porta totali. C'è ancora molto da lavorare sull'impianto di gioco.
"Bene. Una volta accontentati - con osservazioni peraltro fondate - i lettori e gli analisti che non riescono ad essere soddisfatti nemmeno dopo una vittoria giunta al minuto 88, si può passare a parlare di quanto di buono si porta via il Torino dal Bentegodi. Ossia, tre punti pesanti e un pieno di fiducia e autostima, ingredienti necessari per non proporre più primi tempi abulici in cui nessuno si prende la responsabilità di provare a fare una giocata. Fiducia che arriva grazie ad una vittoria non casuale. Voluta, cercata, meritata per quanto fatto vedere dal Torino nell'ultima mezzora. Firmata da Simone Zaza, un giocatore che solo ora il Toro sta iniziando a scoprire. Si era detto dopo il contestato pari di Bergamo: questo punto può essere utile o no, dipende da cosa ci si costruirà sopra. A Verona è arrivato il secondo mattoncino. I problemi rimangono e il Toro non se li dimentichi. Ma le prospettive forse sono cambiate.
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