- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
toro
Dopo il big-match genovese di venerdì sera, il tecnico della Sampdoria, Atzori, cambia cinque uomini; risultato: un rigore generoso (e -per la cronaca- iniziano a diventare un po' troppi) lo salva in una partita dove avrebbe meritato di...
Dopo il big-match genovese di venerdì sera, il tecnico della Sampdoria, Atzori, cambia cinque uomini; risultato: un rigore generoso (e -per la cronaca- iniziano a diventare un po' troppi) lo salva in una partita dove avrebbe meritato di soccombere.Ai piani più alti, dunque facendo le debite proporzioni, il Napoli batte Manchester City e Milan, quindi Mazzarri decide di fare numerosi cambi; risultato: pari con la Fiorentina, ko con il Chievo (gli azzurri devono tornare in formazione-tipo per riassaporare la vittoria).Ventura vince la partita più difficile di tutte, appunto quella di Marassi, e poi pensa bene di mutare più di metà della squadra trionfante (sei uomini su undici); risultato: vince lo stesso. Proprietà commutativa, cambiando l'ordine dei fattori non cambia il prodotto.Numeri, constatazioni che dicono già molto. Ma chi ha visto la partita, ha visto anche altro.Ha visto che l'atteggiamento degli undici in campo non é mutato di una virgola in partite e ambienti diversi: al Ferraris quando i blucerchiati avanzano in folate paurose, all'Olimpico al cospetto di un Grosseto attendista e copertissimo, con il gol che non arrivava. E con uomini diversi, si diceva.La stessa calma olimpica, che é poi figlia della consapevolezza della propria forza: sapere che, continuando a giocare e non calciando via il pallone in malo modo (quando si é attaccati) o cercando il lancio lungo per un centravanti che peraltro non c'é (quando bisogna segnare), si otterrà quel che si vuole.Un lavoro mentale impressionante, quello che é riuscito a compiere Ventura, e in poco tempo: l'ambiente interno allo spogliatoio é irriconoscibile rispetto solo a pochi mesi fa, la squadra non può avere nulla a che fare -agli occhi dell'osservatore- con quel pulcino bagnato che perse in casa l'incontro decisivo con il Padova (in una partita in cui i veneti -per citare lo stesso Ventura, quel giorno già in tribuna- “avrebbero vinto anche se in campo fossero scesi i fratelli dei calciatori veri”). Eppure, molti elementi sono gli stessi di allora.Basti guardare D'Ambrosio: per 45' di partita contro il Grosseto, sembra aver vissuto da un'altra parte l'Estate, forse al mare, forse a casa, ma non fra Sappada ed Omegna, visto come fa partire inutili cross dalla trequarti e si lancia in improbabili iniziative individuali.Poi, però, si ricorda (o gli ricorda, nel riposo il Mister) quel che deve fare, e anche lui, da tempo entrato in un tunnel che sembrava senza uscita, diventa un tassello di questa macchina venturiana, che non sempre incanta ma sempre arriva dove deve arrivare. Davanti a tutti gli altri.
(foto M.Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA