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Pulici, messaggi da vecchio cuore granata

Redazione Toro News

Sono passati ormai trent’anni dai tempi eroici di Paolo Pulici che mostrava i pugni sotto la Maratona, quella vera, del vecchio Comunale. Quel Toro e la Curva erano un tutt’uno, quel pugno chiuso che fa male quando colpisce gli...

Sono passati ormai trent’anni dai tempi eroici di Paolo Pulici che mostrava i pugni sotto la Maratona, quella vera, del vecchio Comunale. Quel Toro e la Curva erano un tutt’uno, quel pugno chiuso che fa male quando colpisce gli avversari, come ha raccontato Paolino a Pesaro, ricordando i consigli di Rocco, che oggi nel mondo del calcio appaiono quasi come una metafora di vita antica. Cosa devono fare i giocatori attuali per vivere una nuova e grande stagione granata? Stare in mezzo ai tifosi, alla propria gente, dice Pulici. Facile a dirsi, ma al tempo suo c’era un tempio che oggi non esiste più: il Filadelfia. Il Fila creava la magia, l’unione, la passione, perché proprio le anime granata aleggiavano sull’erba, si posavano sugli spalti creando la vecchia atmosfera, regalando il rispetto e il sentore delle antiche imprese.

"Il calcio è cambiato, ha perso quel romanticismo delle partite epiche, oggi si deve vincere ad ogni costo, non c’è spazio per la fantasia, ma solo per i moduli, la velocità e la forza fisica. All’epoca di Pupi una sconfitta faceva piangere i giocatori, oggi vanno in discoteca a dimenticare, senza che si crei quella rabbia reattiva che porta a spazzare il campo per tornare vincenti.

"Denaro, business, le troppe chiacchiere, gli scandali hanno svuotato il calcio della sua purezza originale di sport, uno sport popolare, non d’élite, dove la gente qualsiasi poteva sentirsi partecipe e uguale tra le classi sociali. Oggi andare allo stadio o guardare la partita in tv non è per tutti, i costi sono abbastanza alti per chi ha problemi economici. I giocatori alla Pulici sapevano cosa voleva dire faticare, perché avevano provato anche loro ad allenarsi e lavorare, poi chi era stato più fortunato o più bravo poteva dedicarsi al pallone a tempo pieno. L’unico che aveva capito il vero spirito del Toro, diventato Torino FC, era stato Gianni De Biasi che arrivava prima all’allenamento e sostava sugli spalti tra i tifosi, chiacchierando anche del più e del meno. Ma la troppa umanità nel calcio viene vista come debolezza, bisogna essere duri e distanti, perché si corre talmente tanto che non c’è nemmeno il tempo per sorridere: in fondo il calcio è allegria e divertimento, ma nessuno se ne accorge più.

"Pulici, il caro vecchio Pupi, ancora idolatrato dalla sua gente anche se sono anni che non segna più, uno dei simboli più importanti di questo imminente Centenario, non si è voluto più macchiare del peccato di questo calcio moderno.

"Chiudi il pugno caro vecchio Toro e colpisci, ma soprattutto resisti al calcio truffa moderno, ascolta il tuo vecchio campione, che ancora sibila nell’aria il gol della vittoria.